«Stiamo andando verso la costruzione di una rete web dove la condizione di base sarà quella sociale», le parole di Mark Zuckerberg ben sette anni fa. Nell’ultimo decennio, i social media si sono sviluppati in esponenzialmente divenendo parte integrante della nostra vita, influenzando le nostre scelte, i nostri gusti e le nostre abitudini, in particolare quelle dei più giovani sempre più dipendenti dalle nuove tecnologie. Il progresso prosegue veloce, senza sosta, innovando ogni settore della nostra società che non può permettersi di restare indietro ma deve adeguarsi all’evoluzione tecnologica e offrire ai propri clienti un prodotto capace di essere, al tempo stesso, di qualità e accattivante.
A fare i conti con la necessità di stare al passo e fornire ai propri utenti un prodotto che li coinvolga anche il nostro settore scolastico, definito da anni obsoleto e inadatto, chiamato alla sfida più grande: adattare i propri metodi didattici ai cosiddetti nativi digitali, andando incontro al loro mondo wi-fi e stimolando la loro attenzione e interesse non più in maniera meccanica ma in modo costruttivo e vivace, interattivo. Così, diversi istituti hanno iniziato a valutare i social come un supporto per l’apprendimento, da affiancare agli strumenti utilizzati fino ad oggi. L’Università degli Studi di Padova, nel 2016, si è impegnata in una ricerca che aveva lo scopo di capire le potenzialità e i limiti dei social media nell’ambito educativo, intervistando studenti e insegnanti delle scuole italiane. Il risultato della ricerca ha evidenziato che sebbene molti ritengano che l’utilizzo dei social media nelle scuole non porterebbe beneficio, sono tantissimi quelli invece favorevoli. Quasi l’87% di loro ha affermato come le potenzialità di queste piattaforme in ambito didattico siano innumerevoli. Nonostante questi dati, il cambio di rotta del sistema scolastico è arrivato solo con la pandemia che, con le relative restrizioni e la didattica a distanza, ha dato una spinta notevole all’evoluzione della scuola rendendo necessario l’uso delle varie piattaforme attraverso le quali i ragazzi hanno seguito le lezioni, svolto le esercitazioni e si sono tenuti in contatto. I social, a poco a poco, anche nell’immaginario comune hanno smesso di essere solo una fonte di distrazione ma sono divenuti un luogo di confronto, questa è l’evoluzione delle app di messagistica, in primis, e di tutte quelle piattaforme come Google Meet che permettono ai ragazzi di parlare tra loro, sostituendo quello che una volta avveniva con i pomeriggi di studio passati a casa di un compagno. Non è più il tempo delle enciclopedie o di qualche vecchio libro utilizzato dai propri genitori, le nuove generazioni per le proprie ricerche si affidano esclusivamente al web divenuto un contenitore di informazioni sempre fruibile, nei tempi e soprattutto nei modi preferiti. Testi da cui attingere, registrazioni audio da ascoltare in ogni momento, tutoraggi video con cui approfondire un argomento. Ognuno, su internet, può scegliere il metodo d’apprendimento più consono al proprio metodo di studio, e alle proprie esigenze, per chiarire qualsiasi dubbio relativo ad una lezione affrontata a scuola o per imparare cose nuove.
A dispetto di quanto molti credono, e che vedono il web come un mondo esclusivamente negativo, l’avvento tecnologico e il continuo confronto con migliaia di coetanei, ha stimolato sempre più giovani nel migliorare sé stessi, a superare i propri limiti e ad accrescere le proprie conoscenze. Sono sempre più le app che nascono con lo scopo di formare, come quelle che permettono ai propri utenti, in modo smart e interattivo, di imparare nuove lingue, spesso attraverso lo scambio di messaggi con un altro utente, a sua volta interessato ad ampliare le proprie conoscenze linguistiche. Crescere con il progresso, non vivendolo in maniera passiva ma divenendone parte attiva: da consumer a prosumer, ossia che partecipa alla produzione della conoscenza, in un «processo sociale partecipativo » che sostiene gli obiettivi e i bisogni della vita di ciascuno. Molti esperti iniziano a sostenere che i social media possano essere usati a supporto di quello che viene definito «apprendimento centrato sullo studente». L’unico fattore preoccupante è la diseducazione sul tema stesso: ancor prima di apprendere con i social media, è necessario offrire agli studenti le giuste conoscenze a riguardo, capirne i funzionamenti, le opportunità e le minacce. Da questo punto di vista, la sfida più urgente per gli educatori è quella di trovare un equilibrio tra la conoscenza dei mezzi tecnologici e il loro utilizzo come fonte di insegnamento. Un nuovo metodo basato sulla libertà dell’individuo nella scelta del percorso educativo basato sulle sue inclinazioni, sulle sue passioni, su ciò che produce e condivide. «Siamo una generazione che non conosce vita che non sia interconnessa, perché nata in un mondo intessuto da una connettività cablata, con fili o senza fili». Le parole del sociologo Zygmunt Bauman si rivelano, oggi, più attuali che mai.