Torre del Greco. «Non credo ci possiamo lamentare». È il commento postato dal delegato all’ambiente Luigi Mele in calce a una serie di foto pubblicate sul proprio profilo Facebook per mostrare i «risultati» ottenuti dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Giovanni Palomba sul fronte della raccolta dei rifiuti. Scatti – prevalentemente del centro cittadino, a partire dalla strada in cui abita il sindaco Giovanni Palomba, sempre tirata a lucido dai netturbini – in cui, al netto delle cartacce lasciate lungo la carreggiata a causa del mancato spazzamento, non si intravedono sacchetti o cumuli di spazzatura. Problema risolto? Nient’affatto. Perché basta lasciare il «salotto buono» della quarta città della Campania per trovare l’immondizia sotto il tappeto delle periferie.
Drammatica, in particolare, la situazione in secondo vico San Vito: una zona già finita in passato al centro di polemiche e proteste per lo sversamento illegale di rifiuti – in diverse occasioni poi incendiati dai piromani della monnezza – e ora trasformata in una vera e propria discarica a cielo aperto in cui fanno «bella mostra» vecchi materassi appoggiati su cumuli di spazzatura bruciata, vecchi elettrodomestici arrugginiti, scarti edili di ogni tipo e buste nere dal contenuto ignoto. Il tutto gettato proprio sotto un arco storico, di grande pregio architettonico.
Ma il caso di secondo vico San Vito rappresenta solo la punta dell’iceberg di una crisi senza tregua, facilitata dalla completa assenza di controlli sul territorio: interi tratti di via Nazionale restano «sepolti» dall’immondizia, mentre gli stessi «bidoni della discordia» sistemati in bella mostra lungo i marciapiedi – a rendere praticamente impossibile la vita dei passanti – non vengono svuotati con regolarità dalla Velia Ambiente, subentrata in corso d’opera alla ditta Buttol.
Insomma, la «solita» vergogna Nu già finita in varie occasioni – durante i primi quattro anni di mandato di Giovanni Palomba – al centro di polemiche e (varie) inchieste della procura di Torre Annunziata. Ma, secondo il delegato all’ambiente Luigi Mele, in fondo «non ci possiamo (neanche) lamentare».
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