Un ricorso al Consiglio di Stato per vedersi riconosciuta l’indennità da magistrato a cui aveva dovuto rinunciare e riprendere l’attività di giudice del tribunale del Tar di Bologna, pur conservando la carica di primo cittadino di Nola. In calce al documento che nei prossimi giorni finirà davanti alla giustizia amministrativa c’è la firma di Carlo Buonauro, dallo scorso anno alla guida del municipio di piazza Duomo e a capo della coalizione di liste civiche di ispirazione di centrosinistra uscita vittoriosa dalle ultime amministrative. Il Consiglio di Stato a cui ha fatto appello Buonauro dovrà decidere se il professionista potrà riprendere la propria attività di presidente del Tar di Bologna e contestualmente «riconoscergli» le indennità da magistrato. L’incarico era stato congelato per effetto della riforma Cartabia, con Buonauro che era stato tra i primi a dover fare i conti con i provvedimenti adottati dall’ex Guardasigililli del governo Draghi. La norma, infatti, ha previsto una serie di paletti per le toghe che decidono di cimentarsi nell’attività di amministratore pubblico. Buonauro – che ha evitato la “tagliola” dello stop a esercitare funzioni giurisdizionali, perché la sua candidatura era antecedente all’entrata in vigore della riforma – è andato incontro all’aspettativa obbligatoria, con la conseguenza di dover rinunciare allo stipendio da magistrato amministrativo, percependo solo quello da sindaco. Si tratta di emolumenti che, anche considerando i recenti aumenti voluti dal governo Draghi, non sono paragonabili fra loro. Ora la palla passa ai giudici amministrativi del Consiglio di Stato che dovranno decidere se l’attuale sindaco di Nola – che all’alba del suo mandato era soddisfatto di essersi messo in aspettativa per dedicarsi al suo paese – potrà o meno tornare a fare il presidente del Tar di Bologna, facendo combaciare l’attività politica e quella di magistrato.
CRONACA
19 gennaio 2023
Il sindaco di Nola prepara il ricorso al Consiglio di Stato: rivuole lo stipendio da magistrato