«Aiutatemi sto male, non riesco a respirare». Quando il telefono squilla nella centrale operativa del 118 sono le due di notte, di giovedì. A chiamare è Sergio Aiello, cinquantaduenne di Castellammare di Stabia, che vive in una palazzina di via Rispoli. Racconta di aver avuto la febbre per qualche giorno e di avere gravi difficoltà respiratorie. Invoca l’arrivo di un’ambulanza che possa trasferirlo in ospedale per un controllo. L’operatore del 118 registra la richiesta di soccorso e dispone l’intervento di un’ambulanza in via Rispoli. Passano circa una ventina di minuti e i volontari raggiungono la palazzina dove vive Aiello. Bussano al citofono, più volte, ma niente. Nessuno risponde. In strada non c’è nessuno che possa dargli indicazioni sull’abitazione dove prestare soccorso. Nel silenzio della notte sembra tutto tranquillo e pensano che forse, nell’attesa che arrivassero sul posto, qualcuno ha provveduto ad accompagnare in ospedale la persona che ha chiesto aiuto. La cartella del 118 viene chiusa con un mancato intervento e tra le decine di chiamate che si susseguono in centrale operativa, quella richiesta di soccorso di Sergio Aiello finisce quasi per essere dimenticata. Sono le 8 del mattino – sono passate 6 ore dalla chiamata del cinquantaduenne al 118 – e i familiari sono preoccupati. Il suo cellulare squilla a vuoto ed è strano, perché Sergio a quell’ora risponde sempre. Sanno che nei giorni scorsi non è stato bene, perché ha avuto febbre alta e così decidono di andare a casa sua. Hanno le chiavi del suo appartamento, aprono la porta d’ingresso e davanti a loro si materializza un incubo: Sergio è sdraiato a terra, non dà segni di vita. Sono le 9 del mattino quando arriva la seconda chiamata alla centrale operativa del 118: ancora da via Rispoli, ancora dallo stesso numero civico. L’ambulanza si precipita sul posto e stavolta trovano alcune persone che gli indicano subito l’abitazione da raggiungere per prestare soccorso. Ma stavolta purtroppo non c’è nulla da fare. Sergio è morto e loro non possono far altro che constatarne il decesso. I suoi familiari vengono a sapere della chiamata fatta qualche ora prima al 118, anche perché il cellulare è poco distante dal suo corpo e sul display compare ancora il numero utile per chiedere soccorso. Forse ha tentato di chiamare di nuovo e non ce l’ha fatta. A quel punto, ai familiari non resta altro da fare che allertare le forze dell’ordine per accertare cosa sia accaduto. Sul posto arriva una volante del commissariato di polizia di Castellammare. I primi rilievi fanno escludere subito che abbia subito atti di violenza prima di morire. Il suo decesso è dovuto a un arresto cardiocircolatorio, così le indagini si concentrano subito sui soccorsi. La Procura della Repubblica di Torre Annunziata dispone il sequestro della salma e dell’audio della telefonata fatta da Sergio al 118. L’intervento di soccorso, che poi non è mai avvenuto, era stato registrato in codice giallo, sarà l’autopsia a stabilire l’orario del decesso. Resta da capire se ci sono responsabilità da parte dei soccorritori. Il cinquantaduenne non aveva riferito di essere da solo in casa. Forse gli operatori del 118 avrebbero potuto allertare le forze dell’ordine e chiedere il loro intervento, ma non ci sono protocolli precisi da seguire in questi casi. Resta la tragedia enorme, per una vita spezzata che forse si poteva salvare.
CRONACA
24 febbraio 2023
Castellammare. Chiama i soccorsi, l’ambulanza va via e lui muore in casa