Torre del Greco. Il Comune non è in grado di garantire la pulizia e la manutenzione dei parchi pubblici e la carovana del buongoverno guidata dal sindaco Giovanni Palomba avvia le procedure per affidare ai privati la gestione dei quattro principali polmoni verdi presenti sul territorio. Al crepuscolo del proprio mandato a palazzo Baronale, lo storico figlioccio della Dc all’ombra del Vesuvio – in tandem con l’assessore all’ambiente, Cinzia Mirabella – firma un provvedimento destinato a scatenare inevitabili polemiche e proteste in città. Perché, in pratica, potrebbe aprire le porte a una «gestione imprenditoriale» dei parchi pubblici.
La carenza di personale
Alla base delle «linee di indirizzo» dettate dalla giunta comunale c’è una relazione della super-dirigente Claudia Sacco, secondo cui – carte alla mano – oggi «l’ufficio verde, parchi pubblici e giardini non dispone di risorse a sufficienza, né di personale né di bilancio, per garantire i servizi essenziali come lo spazzamento dei viali e lo svuotamento dei cestini presso i parchi cittadini». Una «piaga» comune a diversi settori-chiave dell’ente di largo Plebiscito, davanti a cui l’amministrazione comunale guidata da Giovanni Palomba si è assunta la responsabilità di una decisione storica: l’esternalizzazione della gestione dei parchi pubblici. A partire dalla villa comunale di corso Vittorio Emanuele intitolata a Vincenzo Ciaravolo per finire al parco Salvo D’Acquisto a Sant’Antonio, passando per parco Loffredo (al Bottazzi) e villa Macrina.
Il primo step
«I parchi cittadini rivestono un importante valore di interesse pubblico, sociale, culturale e ambientale – le «ragioni» del sindaco Giovanni Palomba – e la scelta di affidare in concessioni le aree verdi del territorio è stata dettata dalla volontà di assicurare i servizi di pulizia, spazzamento dei viali e svuotamento dei cestini». Ma «curiosamente» le linee di indirizzo della giunta comunale fanno esplicito riferimento a «spazi dove installare e gestire attrezzature di ricettività e svago, attrezzature mobili per lo street food nonché spettacoli viaggianti». Ovvero, tutto ciò che fino a oggi era espressamente vietato dal regolamento comunale, come fecero rilevare gli esponenti dell’opposizione al momento dell’istallazione di chioschi e giostrine a pagamento all’interno del parco Salvo D’Acquisto. Ora, invece, complice l’asserita mancanza di giardinieri e custodi, la trasformazione dei parchi pubblici in «parchi privati» potrebbe diventare realtà. Salvo ripensamenti della futura amministrazione comunale, chiamata a cancellare cinque anni di disastri all’ombra del Vesuvio e (magari) la scellerata scelta di esternalizzare la gestione dei polmoni verdi del territorio.
©riproduzione riservata