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Prestanome della ‘Ndrangheta, quarantenne di Torre del Greco indagato a Bologna
CRONACA
20 aprile 2023
Prestanome della ‘Ndrangheta, quarantenne di Torre del Greco indagato a Bologna
metropolisweb

Bologna. Si era trasferito a Bologna da qualche anno e aveva intrecciato «relazioni pericolose» con esponenti della ’Ndrangheta «emigrati» in Emilia Romagna. C’è anche un quarantenne di Torre del Greco tra i destinatari del provvedimento richiesto e ottenuto dalla direzione distrettuale antimafia con cui è stato posto sotto sequestro l’intero complesso aziendale (conti correnti, beni immobili e quote societarie) del bar-ristorante ‘Lo Stalliere’ di Modena.

Il principale indagato dell’inchiesta per trasferimento fraudolento di valori è Rocco Gioffrè – 64 anni, originario di Gioia Tauro – ritenuto «contiguo alla criminalità organizzata calabrese e indicato da vari collaboratori di giustizia come attiguo alla ‘ndrina Piromalli di Gioia Tauro».

I restanti indagati sono due emiliani – un 68enne e una 38enne di Parma – e, appunto, il quarantenne di Torre del Greco. Secondo l’accusa, erano gli intestatari fittizi del bar-ristorante di cui il vero «dominus occulto» era il 64enne, ufficialmente assunto come semplice cameriere.

Le indagini della guardia di finanza di Bologna – coordinate dal pubblico ministero Marco Forte – hanno accertato che l’uomo ha fittiziamente intestato ai prestanome le quote sociali, i conti correnti e tutti i beni strumentali riconducibili all’attività di ristorazione con lo scopo di eludere l’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali.

Dopo il sequestro, il locale è stato affidato a un curatore per garantire la prosecuzione dell’attività. Nei mesi scorsi, l’attività commerciale ha anche ricevuto circa 50.000 euro dallo Stato sotto forma di ristori aziendali per le chiusure durante la pandemia, denaro che il 64enne avrebbe utilizzato per acquistare o noleggiare auto di lusso (tra cui due Maserati Ghibli), con canoni da 1.500 euro al mese.

Beni che in realtà non avevano nulla a che fare con l’attività di ristorazione ma che venivano utilizzati per scopi personali. «Lo Stato ci ha regalato altri 8.000 euro» dice l’uomo in una conversazione telefonica con la madre, intercettata dagli investigatori. L’indagine rappresenta, spiega la Finanza, un seconda tranche dell’operazione ‘Radici’, che lo scorso ottobre aveva portato all’esecuzione di 23 misure cautelari personali e al sequestro di beni per un valore di circa 30 milioni di euro.

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