Torre del Greco. Dalle 23.000 preferenze alle politiche del 2018 ai 1.116 voti alle comunali del 2023.
È la parabola discendente del M5S all’ombra del Vesuvio, dove la «strategia» messa in campo dall’ex deputato Luigi Gallo – già a partire dalla disastrosa scelta di puntare come candidato sindaco sullo sconosciuto Luigi Sanguigno alle elezioni del 2018 – ha portato alla scomparsa dei pentastellati nella quarta città della Campania.
Se Luigi Mennella non riuscito a strappare la fascia tricolore al primo turno, una larga fetta di responsabilità è imputabile al risultato dei grillini: il M5S si è fermato al 2,82%, piazzandosi al quartultimo posto della coalizione di centrosinistra (peggio hanno fatto solo Alleanza Democratica dell’ex senatore Nello Formisano e Europa Verde e Sinistra Civica Ambientalista, con buona pace del «supporto» dei parlamentari Francesco Maria Borrelli e Arturo Scotto).
Neanche gli innesti di «pezzi storici» della sinistra come Ivan Marcello Severino e Antonio Crispino è bastato per risollevare il movimento già in crisi d’identità. E la mazzata finale del sostegno all’ex vicepresidente di Gori – un evidente controsenso per chi ha sempre sostenuto la battaglia dell’acqua pubblica – ha fatto il resto.
L’esperimento del «campo largo» non ha, dunque, centrato l’obiettivo: il Pd non ha ottenuto l’atteso «valore aggiunto» e i grillini rischiano di scomparire dal consiglio comunale dopo 10 anni di interrotta presenza.
@riproduzione riservata