Il dibattito sull’autonomia differenziata va affrontato senza preconcetti ideologici, senza posizioni pregiudiziali e nella piena consapevolezza che l’attuale assetto istituzionale non è più in grado di garantire l’uniformata dei diritti nel Paese. Assistiamo, rispetto al tema in questione, ad un dibattito che, troppo spesso, non entra nel merito delle questioni, una contrapposizione per partito preso che non serve e che non porterà da nessuna parte. Con l’approvazione, da parte del Consiglio dei Ministri, del disegno di legge sull’autonomia differenziata immaginata e scritta dal ministro Calderoli si è avviato un lungo iter che porterà alla nascita del testo definitivo. Salvo colpi di scena, entro fine anno. Il percorso non sarà semplice è coinvolgerà, in fasi diverse, Governo, Parlamento, Conferenza unificata e Regioni. Sarebbe utile affrontare questi mesi ed i differenti passaggi entrando nel merito delle questioni. Nessuno si può permettere di semplificare o di sposare posizioni strumentali e molti, prima di dare lezioni, dovrebbero ricordarsi degli errori commessi quando si mise mano, a colpi di maggioranza, alla riforma del titolo V della Costituzione o ancora agli errori compiuti quando si è pensato, bluffando e creando mostri giudici, all’abolizione delle Province. Sia diverso l’approccio rispetto al passato. Vale per le opposizioni e per le stesse forze di maggioranza. È il tempo del ragionamento e non della riproposizione 4.0 della logica «guelfi e ghibellini». Il ddl approvato dall’Esecutivo delinea la cornice entro la quale le Regioni potranno, in futuro, chiedere allo Stato il trasferimento delle funzioni e competenze definite dagli articoli 116 e 117 della Carta Costituzionale. Una vecchia richiesta non solo del centrodestra ma anche di molte Regioni di sinistra, la Campania del Presidente De Luca fra queste. Premessa, questa, utile affinché si smonti l’idea della destra contro la sinistra. Alle Regioni, se il progetto andrà in porto, verranno attribuite in via esclusiva alcune materie che attualmente rientrano nella competenza legislativa concorrente o esclusiva dello Stato. Tra le materie che potrebbero essere gestite direttamente a livello locale ci sono la salute, le infrastrutture (porti e aeroporti) i trasporti ed ancora alcune materie sull’energia. Significativo, nella determinazione dei passaggi, il tema dei Lep. Acronimo complicato che indica i livelli essenziali delle prestazioni. Sulle materie inerenti i diritti civili e sociali si sottolinea che essi potranno essere trasferiti solo dopo la determinazione, da parte dello Stato, di questi. Ai sensi dell’articolo 117, secondo comma, della Costituzione dovranno essere garantiti su tutto il territorio nazionale. In questa direzione Forza Italia ha le idee chiare. Lo hanno detto i gruppi parlamentari ed i Presidenti di Regione. I governatori azzurri, lo hanno fatto anche durante un incontro con il Cavaliere ad Arcore, hanno manifestato forti preoccupazioni per il divario tra Nord e Sud e chiesto che tutti i territori abbiano pari dignità e possibilità alla partenza della riforma. Forza Italia tiene ed avrà una posizione chiara: prima vanno finanziati i Lep, superando la spesa storica e garantendo una vera perequazione tra Nord e Sud e poi si potrà approvare la legge. L’obiettivo sarà finanziare i livelli essenziali delle prestazioni e non soltanto «definirli». Saranno, i prossimi, mesi di effervescenza vera. Forza Italia li affronterà senza cedere alla narrazione di chi denuncia divisioni nel Paese e senza dare sponda a quanti immaginano di incassare vantaggi politici ai danni degli italiani. Li affronterà con l’auspicio di scrivere pagine nuove. Saremo in campo, come sempre, sui temi concreti e con il chiaro obiettivo di superare l’immobilismo di questi anni e colmare il divario Nord-Sud. Il dibattito sull’autonomia, sia chiaro, per noi a questo traguardo deve portare.
Franco Cascone
Consigliere Regionale Forza Italia