La sentenza è arrivata in serata dopo un lungo braccio di ferro giudiziario. Non c’è alcuna responsabilità da parte dell’ex custode nel rogo che nella notte tra il 3 e il 4 marzo scorso distrusse Città della Scienza. I giudici della V sezione della Corte Suprema di Cassazione hanno infatti annullato la condanna pronunciata dai giudici della Corte di Appello di Napoli nei confronti di Paolo Cammarota. Cancellato, dunque, il provvedimento con cui gli erano stati inflitta 5 anni e 4 mesi di reclusione appena un anno fa. Il vigilante, difeso dagli avvocati Antonio Tomeo e Luca Capasso davanti ai giudici ermellini, ha sempre respinto le accuse e ora la Cassazione ha accolto l’istanza dei legali, annullando la condanna. Secondo quanto sostenuto nei vari dibattimenti da parte della procura, Città della Sicenza dieci anni fa venne distrutta nel tentativo di sbloccare ingenti somme per incassare l’assicurazione, soldi che avrebbero consentito di ripianare debiti con i fornitori esterni e soprattutto con i dipendenti che erano da mesi senza stipendi. Tesi che la difesa di Cammarota ha provato a smontare e che oggi, dopo un lungo iter giudiziario, hanno una risposta: in quel rogo non ci fu alcuna responsabilità da parte del vigilante in quel rogo.
Gli atti torneranno in Corte d’Appello per un nuovo processo di secondo grado, nel frattempo a dieci anni da quella distruzione non c’è ancora un colpevole.