Torre del Greco. Doveva essere il «testimone eccellente» dell’udienza, capace di sviscerare tutti i segreti dello scandalo andato in scena all’ombra del Vesuvio durante la campagna elettorale del 2018. Perché l’ex assessore al bilancio Simone Onofrio Magliacano è stato – sentenze alla mano – il vero «dominus» del voto di scambio poi finito al centro di un’articolata inchiesta della procura di Torre Annunziata, sfociata in 5 diversi procedimenti giudiziari. Per il primo, il commercialista del centro cittadino – assistito dall’avvocato Francesco Cappiello – ha già patteggiato e scontato la pena di 3 anni di reclusione, mentre per l’ultimo è atteso dal verdetto sulla richiesta di rinvio a giudizio. Nel mezzo, il «filone» relativo ai pacchi alimentari e all’aggressione shock in vico Agostinella in cui sono imputati Domenico Pesce – conosciuto come «Mimmo» e noto per la sua passione per il sociale – il meccanico Gennaro Savastano e il titolare della pescheria Don Do’, Vincenzo Izzo alias «pisiello».
L’udienza lampo
Durante l’ultimo appuntamento davanti al collegio presieduto dal giudice Maria Camodeca – a latere i colleghi Enrico Contieri e Gabriella Ambrosino – la difesa di Domenico Pesce, rappresentata dall’avvocato Massimo Loffredo, contava di ascoltare le verità del «regista» della squadra di netturbini precari assoldati per favorire l’elezione di Stefano Abilitato. Invece, il commercialista – citato come indagato in reato connesso e assistito dal proprio legale – si è avvalso della facoltà di non rispondere, lasciando irrisolti tutti i dubbi dell’inchiesta.
I prossimi step
Il processo è stato poi aggiornato a metà ottobre, quando saranno ascoltati i restanti testimoni della difesa. Poi le discussioni di pubblico ministero e legali di parte e la sentenza di primo grado.
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