Napoli. Rilanciare Forza Italia raccogliendo l’eredità lasciata da Silvio Berlusconi e puntare a riportare il centrodestra alla guida della Campania. Sono queste le sfide che lancia Annarita Patriarca, parlamentare di Forza Italia e segretaria della Camera dei Deputati.
Onorevole Patriarca cosa ha rappresentato per lei la morte di Silvio Berlusconi?
«Silvio Berlusconi è un gigante della storia d’Italia. Un imprenditore geniale e un politico eccezionale che ha reso più matura la nostra democrazia con l’intuizione della creazione del centrodestra italiano. La sua scomparsa è una perdita incolmabile non solo per Forza Italia ma per tutto il Paese. Il nostro impegno è ispirarci al modello e agli insegnamenti che ci ha lasciato».
Molti osservatori temono che il partito dopo la morte del fondatore si dissolva. Lei cosa ne pensa?
«Non c’è nessun pericolo. Come dicevo, Forza Italia proseguirà nella direzione tracciata dall’ex presidente del Consiglio dando seguito alla sua visione di un moderno partito moderato, riformista e liberale. Un partito che rilanci il ruolo internazionale dell’Italia nello scacchiere geopolitico mondiale proprio come aveva fatto Berlusconi durante gli anni a Palazzo Chigi».
In Campania c’è grande movimento in Forza Italia: pensate solo alle europee di giugno prossimo o inevitabilmente guardate alle regionali?
«Pensiamo a rafforzare Forza Italia a prescindere degli appuntamenti elettorali, che sono e restano certamente banchi di prova importanti. Lavoriamo per la costruzione di un partito forte che sia di riferimento dell’area moderata tanto a livello nazionale quanto a livello locale. È questo il nostro obiettivo principale. Il primo riscontro lo avremo sì alle Europee ma la preparazione generale è sicuramente in vista delle regionali. L’appuntamento che ci consentirà di riportare il centrodestra alla guida della Campania».
Lei è favorevole all’idea del terzo mandato?
«Sono favorevole all’idea che gli elettori possano liberamente scegliere chi li debba rappresentare e che quindi non possa essere limitato l’accesso all’elettorato attivo di chicchessia. Io sarei addirittura per la liberalizzazione dei mandati sia per i sindaci sia per i presidenti di Regione. È il cittadino che sceglie, sempre. Questo spesso viene dimenticato».
L’Anci sta facendo una battaglia per la modifica del reato d’abuso d’ufficio. Lei che ne pensa?
«E’ una delle battaglie sulla giustizia portate avanti dal presidente Berlusconi e da Forza Italia. Noi siamo da sempre un partito garantista e condividiamo le preoccupazioni dei sindaci su un reato – particolarmente fumoso e sfuggente – che ha dimostrato di non essere funzionale al controllo di legalità nelle pubbliche amministrazioni, come confermato pure dai dati sulle assoluzioni. Pertanto condividiamo e appoggiamo una riforma della giustizia che vada in questa direzione » Ha partecipato al dibattito sulla commissione Covid. Perché crede che qualcuno abbia paura?
«La commissione d’inchiesta sul Covid poteva essere un’occasione straordinaria di lavoro congiunto per cercare di fare tesoro rispetto a un episodio epocale e alle conseguenze dirette e indirette che ha determinato per il nostro Paese. Poteva essere, ancora, un momento di svolta per costruire un nuovo modello di organizzazione sanitaria e costruire un’idea di futuro più sicuro per tutti i cittadini. Come ho detto nel corso del mio intervento alla Camera, la commissione d’inchiesta non è un plotone d’esecuzione, ma solo uno strumento per la ricerca della verità. Che si sia persa questa possibilità, nel senso che una parte politica si è arroccata su una difesa pretestuosa e autoreferenziale, mi rattrista. Peraltro, questa volontà di scaricare su altri la responsabilità mi sembra tanto una ricerca di un alibi postumo che non fa onore a chi l’ha messa in pratica. Come se qualcuno avesse paura di essere valutato e giudicato. Non era questa l’intenzione della commissione, lo ribadisco, e non è un bel segnale quello che soprattutto il Movimento 5 Stelle ha voluto lanciare ai cittadini».