C’è un vecchio adagio che recita più o meno così: è facile arrivare in vetta, è molto difficile restarci. Vale anche per la classifica delle mete più gettonate dai turisti, che poi significa economia, occupazione e ricchezza. Arrivare in alto alla graduatoria dei gradimenti è un conto, restarci, dunque strutturarsi affinché il successo non sia un attivo fuggente, è ben altra cosa. Serve organizzazione, cultura dell’accoglienza, programmazione, visione comune, offerta variegata e sostenibile, sinergia tra gli operatori e le istituzioni, serve, per dirla in maniera spiccia, non essere provinciali, che invece è la malattia più diffusa. Prima o poi avremmo dovuto farci i conti, e i numeri di questa estate sono un primo campanello d’allarme. Da Napoli alla Costiera Amalfinata, passando per la Penisola Sorrentina, la cinta vesuviana e le isole, ha regnato il turismo mordi e fuggi, quello che riempie sì le strutture ma non genera un’economia solida. Colpa dei turisti? No, ovviamente. Colpa del caos e dell’improvvisazione dell’offerta. Un universo dentro il quale s’è innescata una corsa al business che rischia di esaurirsi in un periodo breve. E dal momento che il turismo resta l’ultima risorsa di una terra che non ha più alternative sul piano della produzione della ricchezza, è il caso di interrogarsi. Come a dire: meglio l’uovo oggi o la gallina domani? L’economista Gianni Lepre, che è consigliere del ministro della Cultura e presidente della Commissione Economia della Cultura dell’ordine nazionale dei Dottori Commercialisti, ha lanciato un allarme basato sui numeri: «Abbiamo registrato un turismo ferragostano da boom a Napoli e nell’area metropolitana, ma al di là di quello dei numeri, è mancato il soldout atteso. I turisti in città continuano, nonostante tutto, ad essere di passaggio, e i dati del pernottamento la dicono lunga su quello che è l’andazzo». Molti si nascondono dietro un dito, dicono che non è andata male, nonostante non ci sia stato il pienone, ma al netto della propaganda della politica imperante, «i numeri sono impietosi rispetto alle certezze». Una certezza indiscutibile è sicuramente il fatto che l’area metropolitana, ormai da qualche anno, ha ritrovato il turismo, ma bisogna avere la lucidità per ammettere che siamo ancora lontanissimi da una rivoluzione e economica stabile e strutturata. Siamo insomma all’inizio di un cammino che dovrebbe puntare a fare di Napoli e della sua area metropolitana una capitale del Mediterraneo. «Il turismo di transito resta lo scoglio da superare». Ma per riuscirci c’è bisogno di una cultura diversa, di ambizione. Non ci si può accontentare di arraffare oggi e non costruire qualcosa di solido per domani. Napoli può offrire al mondo un pacchetto unico per la sua ricchezza culturale, storica, paesaggistica ed enogastronomica. Il capoluogo, Capri e le altre isole del Golfo, la Costiera Amalfitana e la Penisola Sorrentina, il patrimonio archeologico che oltre a Pompei comprende Ercolano, Oplonti, Boscoreale e Stabia, il Faito e i Monti Lattari, il Vesuvio, e potremmo andare avanti all’infinito elencando musei, luoghi di culto e di interesse. Dice Gianni Lepre: «In molti pensano, compreso qualche economista disincantato e lontano dalle logiche politiche ed io tra loro, che l’offerta partenopea non sia all’altezza, con il food che impera su cultura, artigianato, e le grandi tradizioni, rimarcando il fatto che Napoli sia solo un prelibato peccato di gola. Ma al di là della questione palato, per la quale non esistono criticità, sull’altro versante dell’offerta ve ne sono finanche troppe a partire dalla mobilità alla sicurezza, agli stessi servizi carenti se non in alcune circostanze assenti. Insomma bisogna lavorare ancora tanto per garantire alla città quella qualità nell’offerta globale che merita, senza fare troppo riferimento ai numeri e alle differenze che in questo ultimo periodo hanno suscitato polemiche al vetriolo mettendo a confronto realtà tanto diverse come Roma, Milano, Napoli, Firenze, Palermo e Venezia. Realtà completamente opposte l’una dall’altra con attrazioni individuali uniche che vedono in Roma la vera calamita mondiale del turismo con 29 milioni di visitatori all’anno». Certo non si può pensare che l’area Metropolitana di Napoli possa raggiungere quei numeri, «anche in considerazione del fatto che non avrebbe dove mettere tanta gente», per cui bisogna gestire bene i 2 milioni di persone che preferiscono la nostra terra, «garantendo loro servizi di qualità e attrazioni all’altezza della città più bella del mondo, e soprattutto è prioritario prepararsi ad accoglierne gradualmente sempre di più».
CRONACA
23 agosto 2023
I dubbi dietro il boom, il turismo non è ancora un’economia forte