Dopo la convocazione della scorsa settimana, questa mattina si è tenuto l’atteso incontro per decidere il futuro di Palazzo Fienga a Torre Annunziata avvenuto alla presenza del direttore dell’agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, il direttore dell’agenzia del demanio di Napoli, i componenti della commissione straordinaria del Comune di Torre Annunziata, il sovrintendente ai beni archeologici, belle arti e paesaggio dell’area metropolitana di Napoli, il commissario straordinario per Palazzo Fienga e i vertici delle forze dell’ordine. Al centro della discussione i due progetti attualmente in esame. Il primo vorrebbe una cittadella della legalità, allestendo presidi, uffici ed alloggi della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Polizia Giudiziaria, della Polizia Metropolitana e della Polizia Locale di Torre Annunziata. Il secondo, invece, varato dai commissari straordinari di Torre Annunziata vorrebbe l’abbattimento dell’edificio e la creazione di un grande parco verde. Le parti si sono dunque confrontate su entrambi i progetti, analizzando i pro e i contro, cercando di individuare la soluzione più idonea ad un’opera che dovrà non solo riqualificare il quartiere roccaforte del clan Gionta ma che dovrà dare la testimonianza forte e incisiva della presenza dello Stato, lì dove per troppo tempo lo Stato non è riuscito ad entrare e a farsi valere, anche grazie alla connivenza di una gran parte della società civile e politica. Il commissario straordinario di Torre Annunziata, Enrico Caterino, al termine dell’incontro ai microfoni di Metropolis ha commentato positivamente l’esito dello stesso sottolineando come la decisione definitiva sul futuro di Palazzo Fienga spetterà alla politica; dunque, bisognerà attendere l’esito delle prossime elezioni comunali previste nella primavera del 2024. Il palazzo della morte, nel quale la famiglia Gionta per anni ha controllato le sorti della città ed emanato le sue sentenze su chi potesse vivere e chi invece dovesse morire, è ormai sgomberato da anni ed attende di conoscere il proprio destino. Lo sfratto è avvenuto nel 2015 e colpì complessivamente l’edificio su tre strade: via Bertone, via Castello e via D’Alagno. Quarantadue famiglie, per un totale di 193 persone, che ormai da anni occupavano 63 appartamenti, con sole 36 abitazioni che non risultavano, all’epoca, abitate. Lo storico sequestro di Palazzo Fienga, avvenuto nel 2015, rappresentò il primo passo necessario per condurre alla confisca dell’ex covo di morte della famiglia Gionta e di riappropriazione del quartiere da parte dello Stato. Il prossimo passo è quello più delicato e riguarderà la riqualificazione dell’area, con la riconversione o il definitivo abbattimento dell’edificio, che dovrà ridisegnare il quartiere e le sue dinamiche interne, con il prossimo sindaco che dovrà valutare la scelta più idonea per non rischiare l’ennesimo buco nell’acqua da parte dello Stato
CRONACA
30 dicembre 2023
Palazzo Fienga, fumata nera in Prefettura. I commissari: «Il destino nelle mani del prossimo sindaco»