La partita al Bluenergy stadium tra l’Udinese e il Milan è stata teatro di gravi atti di razzismo. La 21° giornata di Serie A è stata macchiata da un episodio sconcertante creato da alcuni tifosi friulani nei confronti del portiere rossonero Mike Maignan, arrivato al culmine con la sua uscita dal campo in risposta ai sostenitori della squadra di casa. Questa lotta non è iniziata con l’uscita dell’estremo difensore del Milan, ma già da anni si combatte contro tutto ciò. Successe già con Zoro, Boateng, con Eto’o, Koulibaly e Lukaku.Il direttore di gara che nel 2018 sospese Sampdoria-Napoli per cori razzisti e discriminatori nei confronti di Koulibaly e della città partenopea ha parlato ai microfoni di “Radio Anch’io Sport”, l’ex arbitro Claudio Gavillucci: «In quella partita mi attenni a quelle che erano le disposizioni Uefa e Fifa. Da quel momento in Italia cambiò qualcosa, la procedura vennè sovvertita: ad oggi, rispetto agli altri paesi europei, in Italia l’arbitro non è più l’unico responsabile della sospensione della gara, ma è stato tutto demandato al GOS, Gruppo operativo sicurezza, per la gestione dell’ordine e della sicurezza pubblica all’interno degli impianti —dichiara l’ex arbitro- Da quel 2018 a oggi qualcosa è cambiato, sono contento di aver dato il là a quella che definisco la fase della consapevolezza, da quel momento si è capito che in Italia c’è un problema razzismo» racconta Claudio Gavillucci. Oltre il campo: « L’atteggiamento di Maresca nei confronti di Maignan è giusto, diverso, che va al di là del ruolo dell’arbitro e che deve essere la linea guida di tutti gli esseri umani. Ho visto una fase differente, ora c’è bisogno di un secondo step. Dopo la consapevolezza, è il momento della lotta —commenta Gavillucci- Dopo Samp-Napoli, ricordo quali furono i commenti,del governo e delle istituzioni di allora: minimizzarono» racconta l’ex arbitro.Il comportamento dei giocatori rimane essenziale per la lotta agli episodi di razzismo, grazie al loro impatto mediatico: «I giocatori, che hanno un potere comunicativo-mediatico enorme, devono dare il primo segnale. Se Maignan non fosse uscito dal campo, non staremmo parlando di questo episodio — spiega l’ex fischietto- In questo momento è l’unico segnale da poter lanciare affinché chi ama il calcio emargini all’interno dello stadio chi si macchia di questo reato. In più gli stadi italiani di proprietà sono pochi, purtroppo sono in mano agli ultrà e le società possono fare poco» dichiara Gavillucci.
SPORT
22 gennaio 2024
Razzismo negli stadi, Gavillucci: “Io, cacciato dal sistema”