All’inizio del 2020, in Europa, il 5% della popolazione risulta aver avuto nel corso della propria vita una diagnosi di tumore, recente o lontana del tempo. 23,7 milioni di persone, 12,8 milioni di donne e 10,9 milioni di uomini: dati preoccupanti ed in continuo aumento.
Ad affermarlo è uno studio di u gruppo di ricerca internazionale coordinato dall’Istituto superiore di Sanità e dalla Fondazione Irccs Istituto nazionale dei tumori di Milano. I risultati principali dello studio sono stati pubblicati oggi dalla rivista Lancet Oncology e sono accessibili online sul sito dello European Cancer Information System (Ecis) della Commissione Europea.
Lo studio ha anche evidenziato importanti differenze nei livelli di prevalenza tra i 29 Paesi europei partecipanti (da 2 a 10 volte a seconda del tipo di tumore), molto più ampie di quelle che si osservano per l’incidenza. Per il totale dei tumori maligni, i valori massimi tra i 29 Paesi esaminati sono stati riscontrati in Germania, Italia, Belgio e Francia, mentre quelli minimi per Bulgaria, Polonia e Slovacchia.
L’aumento del carico oncologico, condizionato dall’invecchiamento demografico e in combinazione agli alti costi delle terapie innovative, ha delle serie implicazioni per la sostenibilità dei sistemi sanitari e socioassistenziali. Questi dati confermano l’urgenza di rafforzare la prevenzione primaria e la diagnosi precoce. La prevenzione resta la strada maestra, non solo per ridurre il numero di malati ma per migliorare le possibilità di guarigione e di buona qualità di vita dopo il cancro.