Tra novembre e dicembre 2023 sono aumentati gli occupati, ma sono aumentati anche gli inattivi. Lo dice l’Istat. L’occupazione cresce di 0,1%, che in soldoni fanno più 14mila occupati, e il tasso di occupazione sale al 61,9% complessivo. Di contro, il tasso di disoccupazione totale scende al 7,2% (-0,2 punti), quello giovanile al 20,1% (-0,4 punti).
Luci ed ombre In particolare, a dicembre 2023 cresce l’occupazione che coinvolge i dipendenti a termine (2 milioni 986mila) e gli autonomi (5 milioni 45mila). Il numero degli occupati (23,7 milioni) è in complesso superiore a quello di dicembre 2022 di 456mila unità L’altra faccia della medaglia è però il calo delle persone in cerca di lavoro: -2,7%, che sono circa 50mila unità. Su base mensile, il tasso di inattività sale al 33,2%. Un problema trasversale per tutte le classi d’età, con l’eccezione della fascia under 24 che invece registra un piccolo aumento. La crescita del numero di inattivi (+0,2%, pari a +19mila unità, tra i 15 e i 64 anni) coinvolge le donne e gli individui di età superiore ai 35 anni.
Attesa di rinnovo I contratti in attesa di rinnovo a fine dicembre 2023 sono 29 e coinvolgono circa 6,5 milioni di dipendenti, il 52,4% dei dipendenti. Secondo l’Istat i 44 contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica riguardano il 47,6% dei dipendenti (circa 5,9 milioni) e corrispondono al 48,1% del monte retributivo complessivo. Il tempo medio di attesa di rinnovo, per i lavoratori con contratto scaduto, è aumentato dai 20,5 mesi di gennaio 2023 ai 32,2 mesi di dicembre 2023.
Retribuzioni orarie Nella media del 2023, l’indice delle retribuzioni orarie è cresciuto del 3,1% rispetto all’anno precedente. L’indice mensile delle retribuzioni contrattuali orarie a dicembre 2023 registra un aumento del 5,1% rispetto a novembre e del 7,9% rispetto a dicembre 2022; in particolare, l’aumento tendenziale ha raggiunto il 4,5% per i dipendenti dell’industria, il 2,4% per quelli dei servizi privati e il 22,2% per la pubblica amministrazione. Nel dettaglio, gli aumenti tendenziali più elevati riguardano la scuola (+37,0%), i ministeri (+33,0%) e i militari-difesa (+29,0%); nessun incremento per farmacie private, pubblici esercizi e alberghi e telecomunicazioni.
Allarme inattivi Il mercato del lavoro cresce, sia pure in modo non significativo. Secondo l’Ufficio studi Confcommercio, resta il fatto incontestabile che, nella media dell’intero 2023, l’occupazione è aumentata di 448 mila unità, raggiungendo i livelli più elevati dall’inizio delle serie storiche (2004). E si conferma anche che l’attività economica complessiva nell’ultimo trimestre dello scorso anno ha mostrato una dinamica soddisfacente, come testimoniato dalla non sorprendente positiva variazione congiunturale del Pil. Conforta l’indicazione di ripresa della componente autonoma dell’occupazione, ma gli aspetti critici riguardano l’evoluzione degli inattivi, cresciuti sia a novembre che a dicembre. Non vanno ignorati gli indizi di un possibile scoraggiamento di una parte della popolazione a compiere azioni più incisive di ricerca. In quest’ottica, non va trascurato il fatto che l’aumento dell’inattività riguardi principalmente la componente femminile dell’occupazione, variabile cruciale per la futura crescita economica dell’Italia.
Gli occupati invecchiano «Il quinto mese consecutivo di incremento dell’occupazione complessiva è positivo», scrive Confesercenti. «Un aumento che contribuisce alla tenuta dei redditi e dei consumi, che a loro volta hanno svolto un ruolo fondamentale per mantenere il Pil italiano su un sentiero di crescita nell’anno appena concluso». Nonostante il rallentamento dell’economia, «le condizioni del mercato del lavoro rimangono solide. Anche per i lavoratori indipendenti che, seppur di stretta misura, da due anni circa fanno rilevare una ripresa». E’ vero, tuttavia, che l’offerta di lavoro fatica a seguire la domanda considerati anche le tendenze demografiche sfavorevoli Si tratta in parte delle prime conseguenze della crisi demografica, che sta determinando l’invecchiamento delle forze di lavoro. In Italia gli occupati over 65 sono aumentati del 10,6 per cento negli ultimi quattro anni. Il mercato del lavoro italiano continua ad essere contrassegnato da problemi di reclutamento dei lavoratori necessari. Una situazione che avrà effetti negativi nel medio periodo. La soluzione potrebbe essere intervenire sulla formazione e sull’orientamento scolastico, puntando a creare figure professionali che siano effettivamente richieste dal mercato del lavoro.
Le figure richieste Ma quali sono le figure più richieste sul mercato del lavoro? Sono dieci quelle più cercate nel 2023: magazziniere e addetto vendita, agente di commercio, operaio di produzione, specialista di back office, addetto alla pulizia camere, addetto all’imballaggio e operatore di macchine cnc, addetto alla fatturazione e manutentore elettromeccanico. Lo sostiene InfoJobs, la piattaforma leader in Italia per la ricerca di lavoro online. Un mercato che rispecchia il trend che si era già delineato nel primo semestre dell’anno, con una crescita e un’evoluzione delle modalità in cui le aziende cercano nuove risorse: un maggior numero di ricerche proattive delle aziende e di consultazione dei cv che i candidati caricano in piattaforma. L’addetto all’imballaggio, con oltre 7.000 offerte, rappresenta l’unica new entry in top 10 rispetto al 2022 a discapito dell’assistente amministrativo che scivola al 12esimo posto. Da segnalare anche la professione del manutentore elettromeccanico che passa dal quarto al decimo posto. L’Osservatorio, analizzando le 340.000 offerte di lavoro in piattaforma, ha anche illustrato la geografia degli annunci. In cima alla classifica resta la Lombardia, che raccoglie il 31,3% del totale italiano. In coda alla top ten c’è la Campania.