L’Assocaizone Nazionale Partigiani Italiani, sezione di Castellammare di Stabia-Gragnano, ha realizzato un volume in cui sono raccolte le notizie di 100 anni di Antifascismo sul territorio stabiese e dei monti Lattari, dai fatti di Piazza Spartaco ad oggi, con l’attività della sezione. E’ un libro agile, con quasi 500 fotografie di Partigiani, Deportati, Antifascisti, non appesantito da troppi particolari, che si può leggere tutto d’un fiato, destinato quindi soprattutto ai giovani. Ed è stato ideato proprio pensando ai giovani, che spesso neanche conoscono fatti e personaggi importanti che hanno fatto la storia delle loro stesse città. Il volume è preceduto da ricordi di Antonio Amoretti, l’ultimo combattente delle Quattro Giornate di Napoli, recentemente scomparso, a cui è stato dedicato il libro, con prefazioni di Gianfranco Pagliarulo, presidente Nazionale dell’Anpi, di Ciro Raia, presidente napoletano dell’Anpi e coordinatore Regionale, di Antonio Ferrara, storico presidente dell’Anpi di Castellammare e oggi del direttivo provinciale Anpi e giornalista di La Repubblica. Vi sono poi contributi di Valeria Longobardi, professoressa presso il Liceo Plinio Seniore di Castellammare, di Raffaele Scala, ricercatore storico, di Antonio Giordano, architetto, già docente del liceo Don Milani di Gragnano. Tutti soci della sezione Anpi locale. La ricerca sui Partigiani, gli Antifascisti e i Deportati dai nazisti, è frutto del lavoro certosino del presidente Giuseppe Di Massa, coadiuvato da due studenti universitari, Riccardo Somma e Morgan Pasquale Sorrentino. «La ricerca ha fatto emergere una presenza di Partigiani ben più numerosa di quella conosciuta finora, relativa ai 31 morti durante la Resistenza Stabiese del 1943 – spiega Di Massa – Abbiamo trovato infatti 150 nominativi per Castellammare e 50 per Gragnano e altri comuni dei Monti Lattari. Una vera sorpresa. Molti erano stati dimenticati persino dai discendenti, di altri invece, pur conosciuti dai familiari, non se ne conoscevano gesta e luoghi in cui avevano operato. Il 25 aprile 2023 durante la cerimonia in ricordo dei caduti stabiesi del 1943, ho invitato la sorella di Federico Brancati, partigiano catturato dai tedeschi e fucilato a Pessineto (Torino) e la figlia di Emanuele Esposito, partigiano in Piemonte, Capo di Stato Maggiore di una brigata Garibaldi. Praticamente sconosciuto da tutti a Gragnano, dove era residente, e a Castellammare, dove nel dopoguerra insegnò alla scuola media Stabia e all’istituto Luigi Sturzo, dove fu vicepreside, col professor Giammattei preside». Ricerche approfondite sono state fatte su Oreste Lizzadri, sindacalista, membro del Comitato di Liberazione Nazionale, eletto all’Assemblea Costituente e più volte deputato; Gabriele De Rosa, il maggior storico cattolico italiano; Matteo Scola, partigiano gragnanese fucilato dai tedeschi in Piemonte; Loris Musy, ufficiale dei carabinieri che fu internato nel campo di concentramento di Bolzano per aver salvato numerosi antifascisti e ricercati; Manfredi Talamo, colonnello dei carabinieri, trucidato alle Fosse Ardeatine; Giuseppe Giordano, deportato in Germania e poi partigiano. Storie avventurose di coraggiosi antifascisti che non esitarono a mettere in pericolo se stessi per la libertà e la dignità dell’Italia. «Grande sorpresa per il numero elevato dei deportati – sottolinea Di Massa – i civili rastrellati furono circa 2.000 a Castellammare, di cui solo 625 ritornati a casa dai campi di concentramento, ma non è chiaro se in questo numero sono anche compresi i deportati militari, catturati e mandati nei campi di lavoro per essersi rifiutati di arruolarsi nella Repubblica sociale di Salò, alleata dei tedeschi. A Gragnano e nell’area dei Lattari sono invece circa 300 quelli ritornati a casa, e di molti di essi ora conosciamo i luoghi di detenzione, abbiamo ritrovato anche decine di loro fotografie». Il libro non è andato ancora in stampa, sia per mancanza di fondi, sia perché gli autori sperano di ritrovare gli elenchi completi dei deportati stabiesi. «In ogni caso sarà in stampa per il 25 Aprile, Giorno della Liberazione – ribadisce Di Massa – Faccio quindi un ultimo appello a coloro che conoscono dati certi, perché è giusto che resti una traccia dei tanti uomini finiti nelle camere a gas, o fucilati o morti di stenti, di fame, di percosse, di congelamento. Si sono sacrificati per la nostra Libertà e a loro andrebbe tributata la nostra doverosa riconoscenza. Invece al momento i nomi di molti di loro sono pressoché ignorati. Speriamo ancora per poco».
CRONACA
9 febbraio 2024
La ricerca di Giuseppe Di Massa ha portato alla luce centinaia di nomi di partigiani e antifascisti di cui non c'era memoria
Il libro dell’Anpi sui deportati dimenticati di Castellammare e Gragnano
L'appello dello studioso: «Ne mancano ancora moltissimi, aiutateci a restituire loro memoria e dignità»