Giuseppe Annunziata, segretario metropolitano del Pd, partiamo dalla cronaca. Venerdì c’è stata una forte mobilitazione della Regione e dei sindaci campani contro l’autonomia. Lei come la giudica e come ha giudicato le polemiche che ci sono state?
«Continuiamo a ribadire il nostro no a questa scellerata riforma. L’autonomia differenziata così come concepita dal Governo Meloni non fa altro che spaccare il Paese e impoverire le regioni del Mezzogiorno. A questo va aggiunta la mancata erogazione dei fondi di coesione e sviluppo che sta strangolando tanti Enti Locali del sud Italia. E’ paradossale che tale scenario si avallato da un governo che continua a proclamarsi patriota. La presa di coscienza di tanti sindaci e tanti amministratori è fondamentale per continuare ad alimentare quella mobilitazione popolare per fermare questa decisione. Il gap che viene da decenni passati tra sud e nord deve essere colmato con le risorse, permettendoci di partire tutti dallo stesso punto. Mi meravigliano, però, le posizioni e le dichiarazioni che arrivano da esponenti del centrodestra meridionale, che in nome di una appartenenza politica stanno voltando le spalle al territorio: senza fondi di coesione le amministrazioni locali vanno in difficoltà, con questo disegno di autonomia differenziata ne decretiamo il default! Napoli è stata anche al centro di temi nazionali: la guerriglia per le proteste contro la Rai e contro la censura si sono tradotte in manganellate».
Teme davvero che vi sia una deriva autoritaria in questo paese?
«Quello che mi preoccupa sono tanti piccoli episodi a breve distanza: le proteste all’esterno del centro di produzione Rai di Napoli, seguono quelle che hanno accompagnato il festival di Sanremo con le varie prese di posizione contro i messaggi che arrivavano dal palco dell’Ariston. Non dimentico il loggionista del Teatro La Scala che viene identificato perché grida “viva l’Italia antifascista”, il Ministro-Cognato che ferma il treno, la legge bavaglio minaccia contro i giornalisti e la libera informazione. Tanti piccoli segnali che nel complesso non vanno sottovalutati.C’è bisogno di una seria riflessione sullo stato attuale della nostra democrazia, bisogna mantenere alta la soglia d’attenzione per proteggere i valori fondamentali della nostra Repubblica».
Parliamo di lavoro: lei ha organizzato un incontro a Pomigliano d’Arco per ribadire il no alla smobilitazione di Stellantis. Che rischi concreti ci sono?
«Le prospettive dello stabilimento di Pomigliano sono una vicenda di dimensione nazionale! C’è bisogno di fare scelte serie e mettere da parte la propaganda. Le posizioni espresse da Tavares su Stellantis ci tranquillizzano molto poco. Siamo consapevoli delle sfide che l’industria automobilistica, ma in generale tutto il mondo del lavoro, stanno affrontando, compresi i cambiamenti tecnologici, le sfide ambientali e la concorrenza globale. Tuttavia, crediamo fermamente che la transizione verso veicoli più sostenibili e innovativi debba avvenire in modo giusto e equo, proteggendo i posti di lavoro e garantendo condizioni di lavoro dignitose. E’ ora di passare dalle parole ai fatti».
A giugno si vota per le Europee: è soddisfatto del percorso che il Pd nazionale sta portando avanti?
«Se si fosse fatto il congresso regionale sarebbe stato meglio! Non deve sfuggirci che le prossime Europee sono un banco di prova per consolidare i valori di solidarietà, cooperazione e progresso che sono fondamentali per il nostro partito e per l’Unione Europea nel suo insieme. Lavoriamo per un’Europa inclusiva, sostenibile ed equa, dove la diversità è valorizzata e i diritti fondamentali sono difesi. Certamente svolgere il congresso ci avrebbe aiutato a riannodare le fila di una comunità democratico intorno alla nostra idea di cambiamento e di crescita».
Veniamo al voto per le amministrative. A bruciapelo, considerato che si vota in diversi comuni sciolti per camorra, si parla abbastanza di lotta alla criminalità organizzata? Per voi sarà un tema centrale in campagna elettorale?
«Premesso che parlare di legalità e lotta alla camorra non è mai abbastanza, un tema che per noi del Partito Democratico non diventa centrale solo in campagna elettorale. Il plauso di tutta la comunità democratica va alle forze dell’ordine e alla magistratura per il loro importante lavoro che svolgono ogni giorno. Impegno e risultati che dovrebbero sollecitare risposte coerenti ed efficaci da parte di chi ha responsabilità politiche e istituzionali. Il Governo Meloni, però, in questi anni sembra essere più interessato a criminalizzare i migranti. Le mafie non si combattono con decreti sull’onda dell’emergenza».
A Castellammare, senza entrare nel merito dei nomi, sembra vi sia un forte tentativo di arroccarsi del gruppo dirigente locale su una candidatura interna. Condivide questo processo?
«Il gruppo dirigente del Partito Democratico di Castellammare di Stabia ha dimostrato competenza e capacità ed al suo interno ci sono diverse figure in grado di assumere la guida della coalizione. Ma siamo, tuttavia, consapevoli che la costruzione di una coalizione ampia e inclusiva è fondamentale per garantire la vittoria elettorale e per rispondere alle esigenze della comunità. Una città che grazie al lavoro di Regione e Pd ha recuperato la balneabilità lungo tutto il tratto di costa, che ci vede in campo per realizzare il nuovo ospedale nell’area delle terme nuove, che ha bisogno di una visione seria e di prospettiva per il recupero delle Terme Antiche. E poi le sfide del futuro che riguarderanno la cantieristica e Fincantieri. Un piano traffico e parcheggio degno di una città che vuole sviluppare sempre di più la sua vocazione turistica e di città dell’accoglienza».
Pensa che una figura autorevole esterna possa dare maggiori garanzie per la tenuta della coalizione?
«Sono convinto che il Pd e le altre forze politiche, sociali e civiche che si riconoscono nel campo progressista e riformista sapranno identificare quella figura di spicco, in grado di rappresentare al meglio la coalizione e farci vincere le elezioni. Non basta solo una candidatura vincente, ma anche un programma elettorale vero e che non sia solo un libro dei sogni».
A Torre Annunziata, invece, la situazione sembra ancora più complessa. Ritiene che il Pd abbia la forza per esprimere un proprio leader o anche lì si dovrà fare riferimento ad una personalità esterna?
«La classe dirigente locale del Pd oplontino sta facendo un grande lavoro e con grandi sacrifici e profonda autocritica vuole lasciarsi alle spalle un passato a dir poco travagliato. Ed è quotidianamente impegnata con determinazione alla creazione di un campo riformista e progressista in grado di dare una prospettiva di crescita al territorio. Come per Castellammare, anche in questo caso, la comunità dem si sta impegnando per allargare la coalizione intorno ad un progetto di governo condiviso e orientato al bene comune. Torre deve uscire da questo immobilismo, deve riannodare le fila di un tessuto sociale troppo disgregato, diviso in blocchi e senza una prospettiva. Cosa vogliamo fare di Palazzo Fienga? che idea di sviluppo della città vogliamo mettere in campo? Per questo anche nell’ultimo direttivo sezionale, al quale ho preso parte, ho chiesto con forza agli iscritti di rilanciare una conferenza programmatica per disegnare l’idea di una nuova città, dobbiamo affrontare i temi non i nomi».