La sezione campana della Corte dei Conti, nel giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, interviene sul tema caldo dell’autonomi differenziata. “Una componente significativa del territorio italiano rimane caratterizzata da differenze rilevanti e persistenti tanto che il Mezzogiorno può definirsi il territorio arretrato più esteso dell’area euro ed ha visto aggravarsi tale condizione – senza sostanziali soluzioni di continuità – a partire dalla crisi del 2008 fino ad oggi” si legge nella relazione illustrata dal presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Campania, Michele Oricchio, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2024. In questo contesto, “le risorse pubbliche giocano un ruolo fondamentale: esse possono innescare virtuosi processi di sviluppo economico strutturale ma – ha rilevato – possono anche essere solo intercettate e sperperate producendo altro debito che graverà sulle generazioni future”. Per Oricchio, “i fondi europei che finanziano il nostro Pnrr sono probabilmente eccessivi a fronte della nostra attuale capacità programmatoria e progettuale chiamando in causa responsabilità che non possono essere solo amministrative o penali ma certo sull’eventuale cattivo uso degli stessi non si può far calare un sipario in via preventiva, come è sostanzialmente accaduto con l’introduzione – ormai da quattro anni – del cosiddetto scudo erariale”. E “nemmeno può essere minimamente pensabile che la soluzione dei problemi connessi alla corretta gestione delle risorse pubbliche e alla correzione degli squilibri territoriali possa venire da un’operazione di ‘ingegneria istituzionale’ qual è quella dell’autonomia differenziata”. Oricchio ricorda che “nella narrazione che ne fanno i sostenitori, una maggiore autonomia delle Regioni sarebbe in grado di migliorare la competizione e l’efficienza di tutte le amministrazioni locali e troverebbe fondamento nel cosiddetto residuo fiscale”. Ma “si tratta di una affermazione che non può essere condivisa in quanto il sistema fiscale italiano è espressione di una geografia che non coincide con la geografia economica del nostro Paese ove, a causa delle disuguaglianze di partenza, intere zone – in patente violazione dei principi sanciti dall’articolo 3 della Costituzione – sarebbero condannate a restare senza risorse a meno che non si provvederà a individuare in via perequativa e aggiuntiva maggiori dotazioni finanziarie (ma con quali fondi?) per assicurare i medesimi livelli essenziali delle prestazioni (cosiddetti Lep), ove per assicurare deve però intendersi ‘finanziare’ e non solo ‘individuare’”.
I numeri Nel 2023 la sezione controllo della Corte dei conti per la Campania ha effettuato 326 controlli sugli enti locali, più del doppio delle decisioni assunte nel 2022 e “nonostante un organico fortemente ridotto”. È quanto emerge dall’intervento del presidente della sezione di controllo per la Campania della Corte dei Conti Massimo Gagliardi. In particolare, ha spiegato Gagliardi, sono stati condotti “controlli di gestione programmati su salute, ambiente, risorse idriche, cultura per sviluppare il controllo democratico sui risultati ed eventualmente l’autocorrezione”. Esercitata un’attività consultiva generale in molti ambiti e anche in materia di acquisto di partecipazioni societarie da parte degli enti locali, nonché in tema di controlli sui piani di riequilibrio e sulle criticità finanziarie. Diverse le criticità emerse: “dai tempi di realizzazione delle opere pubbliche al divario territoriale e deficit di coesione; dal raccordo ordinato tra gli strumenti di programmazione in tema di interventi pubblici in aree svantaggiate alla misurazione del differenziale dei fabbisogni e loro accertamento; persistono problemi di governance multilivello”. Attualmente nella regione ci sono 48 enti in piano di riequilibrio e 60 in dissesto dichiarato su 550 comuni. La sezione di controllo della Corte dei conti ha riscontrato difficoltà sia nella riscossione che nella programmazione della spesa. Ancora, come attestato nel giudizio di parifica, si è avviato un percorso virtuoso con la Regione Campania. Per il presidente della sezione di controllo per la Campania della Corte dei Conti “il risultato di amministrazione registra una costante riduzione del disavanzo nel corso dell’esercizio 2022, maggiore di quello programmato (296 milioni contro 203 milioni di euro) e per quanto riguarda l’indebitamento a consuntivo si registra il rispetto dei vincoli ed una capacità residua”. Sul versante della spesa sanitaria “si registra un’elevata mobilità sanitaria e criticità nel recupero delle liste di attesa”. Da segnalare, infine, l’esame favorevole della Corte dei conti in relazione alla delibera di acquisizione da parte di alcuni comuni Campania di acquisto di quote societarie di Agrorinasce srl, che si occupa del recupero e valorizzazione dei beni confiscati alla camorra. Le preoccupazioni maggiori, però, derivano dall’attuazione del Pnrr. Il controllo sul Piano nazionale di ripresa e resilienza è stato sviluppato soprattutto nel giudizio di parifica del bilancio regionale, segnalando l’esigenza di “garantire un adeguato coordinamento con le politiche di coesione ed evitare un’eccessiva parcellizzazione delle gare afferenti servizi pubblici come il trasporto pubblico”. “Molti enti campani potrebbero presentare criticità rilevanti anche solo per garantire servizi essenziali con un possibile aumento dei costi di gestione a medio termine nel dare corso alle opere finanziate con il Pnrr – ha affermato Gagliardi -. La responsabilità dei poteri pubblici non può essere limitata solo ad assicurare il pareggio di bilancio ma si estende all’impiego ottimale delle risorse pubbliche e quindi alla soluzione dei problemi fondamentali che incidono sulla collettività”.
Il Governatore “Tutto quello che di buono e anche di eccellente si fa in Regione Campania fa fatica ad arrivare sugli organi di informazione nazionale. La verità è che, in modo particolare per quanto riguarda la gestione del bilancio, la Campania è la prima regione d’Italia per i risultati prodotti” ha dichiarato Vincenzo De Luca. ”Per quanto riguarda il bilancio sanitario siamo tra le due-tre regioni che hanno il bilancio in equilibrio, ci sono regioni del centro e del nord che hanno accumulato in questi anni tra 500 e 800 milioni di euro di debito sanitario mentre noi abbiamo tutto in equilibrio. Tutto questo – ha concluso – è frutto del lavoro straordinario che fanno i nostri dirigenti”.