Quattro province coinvolte, da Napoli a Salerno, da Potenza a Catanzaro, una raffica di provvedimenti cautelari a carico di intermediari, imprenditori, titolari di aziende di trattamento e recupero, di società di intermediazione, funzionari pubblici. E’ il bilancio di un’operazione della Direzione investigativa antimafia sul fronte della tutela ambientale e della sicurezza energetica. Gli indagati rispondono a vario titolo di traffico illecito di rifiuti, fittizia intestazione di beni, gestione illecita di rifiuti e realizzazione di discarica abusiva, frode nelle pubbliche forniture. Coinvolti nell’indagine anche due funzionari della Regione Campania, uno dei quali raggiunto dal provvedimento coercitivo degli arresti domiciliari in quanto a suo carico sono emerse numerose omissioni nei controlli. Omissioni e condotte che, precisano gli inquirenti, «sono state ritenute, a livello di gravità indiziaria, un consapevole contributo all’illecito traffico di rifiuti». L’indagine, spiega il procuratore Francesco Curcio, «costituisce lo sviluppo e l’esito di una complessa attività investigativa che ha consentito di individuare vaste operazioni di trasferimento all’estero di rifiuti in uno scenario di traffico transfrontaliero con elusione dei controlli sul ciclo dei rifiuti e conseguenti danni all’ambiente ed alla salute dell’uomo ad opera di soggetti italiani». Gli indagati avrebbero agito con la complicità di intermediari anche stranieri, «organizzando il trasferimento all’estero di rifiuti verso soggetti del tutto privi della capacità di trattarli, recuperarli e smaltirli regolarmente e, dunque, destinati ad essere incendiati o illecitamente abbandonati o interrati in Africa, contribuendo ad implementare il fenomeno dell’incontrollato smaltimento, nel continente africano, di rifiuti provenienti dai paesi industrializzati». La vicenda trae origine da un contratto, della durata di un anno, per la gestione di complessive 120mila tonnellate di rifiuti con codice europeo Cer (Eer), stipulato a Polla, comune del salernitano, il 30 settembre 2019, tra il rappresentante della società tunisina Soreplast S.u.a.r.l., in qualità di impianto di ricezione, recupero e smaltimento del rifiuto, sito nella città di Sousse, e il rappresentante legale della società Sviluppo risorse ambientali-Sra srl, in qualità di produttore del rifiuto nell’impianto di Polla. In particolare, il contratto disciplinava i dettagli e le condizioni di consegna delle quantità di rifiuti prodotte dall’azienda di Polla all’impianto tunisino di Sousse e l’obbligo di ricevere i rifiuti nel proprio impianto, di trattare e recuperare e di smaltire la minorataria frazione non trattata o recuperata. Un particolare ruolo nel complesso delle indagini, risulta essere stato rivestito dalle società di intermediazione Ecomanagement spa di Soverato (Catanzaro) e GC Service con sede in Tunisia. È proprio la società calabrese ad aver affidato per prima all’azienda tunisina le operazioni di conferimento, selezione e avvio al recupero di rifiuti speciali (Cer 191212) per un quantitativo di 10mila tonnellate mensili fino a un tetto massimo di 120mila. La Sviluppo risorse ambientali subentrava, quindi, in un contratto già stipulato dall’impresa calabrese pagando alla Ecomanagement spa una somma fissa per l’intermediazione più 22 euro a tonnellata per la cessione, e firmerà un secondo contratto con la Soreplast, il 30 settembre 2019. La Ecomanagement non si limitava a cedere il contratto alla Sra srl, ma si impegnava a fornire alla Soreplast di Sousse i macchinari necessari per giustificare le operazioni di recupero, che alla fine – secondo le accuse – si rivelano un simulacro, cioè una vecchia pressa e un nastro di selezione, attualmente abbandonati presso un secondo capannone ubicato in un centro a pochi chilometri da Sousse. A svolgere funzioni di tramite tra la parte imprenditoriale italiana e quella tunisina è la società GC Service s.a.r.l., attiva dal 2019 e iscritta al Registro nazionale delle imprese tunisine, in costante contatto con la dirigenza della Soreplast. Dell’intera vicenda, ricordano dalla Procura, si era occupato, con un certo clamore mediatico, anche un reportage di una emittente televisiva tunisina che aveva informato l’opinione pubblica della operazione d’importazione di rifiuti in questione, aveva indotto il ministero degli Affari Locali e dell’Ambiente tunisino a disporre l’apertura di una inchiesta in cui vennero coinvolti, come riportato dalle testate giornalistiche dell’epoca, politici e alti funzionari di Stato, taluni dei quali tratti in arresto. In tale contesto tutti i rifiuti furono in parte fermati ed in parte respinti dalle locali autorità tunisine a causa di accertate difformità sia con riferimento alla tipologia degli stessi, che in relazione alla falsità dei documenti di accompagnamento ed in particolare alla esistenza di autorizzazioni rilasciate da organi del tutto incompetenti. Sul fronte italiano, invece, le indagini hanno consentito di disvelare un complesso sistema attraverso cui è stato organizzato un ingente traffico illecito di rifiuti, reso possibile, tra l’altro, dalla concessione di due autorizzazioni rilasciate dall’Uod di Salerno della Regione Campania (rilasci in relazione ai quali sono indagati due funzionari regionali) in esito ad una carente istruttoria documentale formata da documenti e autorizzazioni falsi. Sono state quattro le spedizioni effettuate nell’arco temporale dal 14 maggio al 16 luglio 2020, circa 282 containers sotto la lente di ingrandimento degli investigatori (tra maggio e luglio 2020) con partenza da Polla, via porto commerciale di Salerno e, in seguito, rispediti in Italia, per un totale di circa 7.891 tonnellate di rifiuti, 70 dei quali giunti all’impianto tunisino della Soreplast, poi interessato da un incendio doloso che ha mandato in fumo buona parte dei rifiuti in esso stipati, e i rimanenti bloccati al porto tunisino di Sousse. Le prime indagini portavano così la Procura di Potenza ‘ad acquisire una copiosa documentazione presso gli uffici regionali interessati al rilascio delle autorizzazioni ambientali alla spedizione transfrontaliera e presso le aziende interessate dalla vicenda giudiziaria. Tali documenti si rivelavano utili alla ricostruzione dei fatti, provvedendo poi questo Ufficio alla successiva escussione di persone informate e avviando attività tecniche nei confronti dei soggetti ritenuti – a vario titolo – coinvolti nell’illecito traffico di rifiuti. L’attività investigativa ha consentito di elevare le seguenti provvisorie imputazioni: traffico illecito transfrontaliero di rifiuti in Tunisia, attuato mediante l’utilizzo consapevole di falsi documentali, con il concorso attivo di soggetti e imprese tunisine; truffa e frode in pubbliche forniture, da parte degli amministratori della società Sra srl, in danno di Comuni campani e lucani, in quanto, titolare di specifici contratti, gestiva i relativi rifiuti urbani, conferendo – contrariamente agli impegni presi ed alla legge – la parte non recuperabile di essi, dopo il loro previsto trattamento, presso l’impianto non autorizzato, sito come detto in Tunisia; sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, avendo, la stessa Sra srl, trasferito fraudolentemente i beni strumentali, i contratti con enti pubblici, gli automezzi e il personale necessario all’attività primaria alla GF Scavi Srl di Sicignano degli Alburni (Salerno); trasferimento fraudolento di valori, avendo attribuito fittiziamente a terzi la titolarità e la disponibilità di denaro, beni e altre utilità e riciclaggio; illecita attività di intermediazione nel settore dei rifiuti, posta in essere dagli amministratori delle società Ecomanagement spa di Soverato e GC Service con sede in Tunisia.
CRONACA
29 febbraio 2024
Rifiuti e affari sporchi: l’inchiesta travolge 2 funzionari regionali e molti imprenditori