Torre del Greco. «Senza soldi non si cantano messe» recita un antico proverbio noto già ai tempi dei latini. «Senza soldi non si celebrano neanche le riunioni del consiglio comunale», la rivisitazione in chiave politica del capo dell’assise cittadina Gaetano Frulio. Perché dalla scadenza dei termini per «investire» i fondi recuperati dal precedente avanzo di amministrazione – le spese dovevano essere rendicontate entro la fine del 2023 – la «politica» è praticamente scomparsa dall’aula istituzionale di palazzo Baronale. L’ultima riunione dell’assise cittadina risale allo scorso 27 dicembre, quando la maggioranza guidata dal sindaco Luigi Mennella approvò il bilancio di previsione – squisitamente tecnico e privo di qualsivoglia programmazione – per il 2024: in pratica sono passati tre mesi senza lo straccio di una convocazione, un primato – rigorosamente negativo – senza precedenti all’ombra del Vesuvio.
Le casse vuote
Dietro la lunga assenza di maggioranza e opposizione dai banchi di palazzo Baronale c’è la (lunga) frenata della squadra di governo cittadino uscita vincitrice dalle ultime elezioni. Dopo l’avvio sprint – facilitato dai 16 milioni di euro e spiccioli recuperati dal precedente bilancio comunale, grazie a cui sono state avviate una lunga serie di attività e promosse diverse kermesse culturali – la coalizione a trazione Pd-M5S si è impantanata nell’esangue bilancio di previsione per il 2024. Non solo: le criticità provocate dal passaggio al nuovo sistema informatico – fortemente voluto dalla super-dirigente Claudia Sacco – hanno a lungo bloccato tutte le attività politiche dell’ente di largo Plebiscito. Senza «possibilità di manovra» sotto il profilo economico, la «fantasia» dell’esecutivo di palazzo Baronale – al netto di qualche prelievo dal fondo di riserva per dispensare incarichi e consulenze esterne – si è ridotta praticamente a zero. Con il risultato che neanche un atto o progetto è stato portato all’attenzione del consiglio comunale. Un lungo periodo di stallo – interminabile per una città già alle prese con gli effetti di cinque anni di immobilismo – capace di paralizzare le attività del consiglio comunale e di «regalare» al capo dell’assise Gaetano Frulio la maglia nera per la gestione dell’assise. Non a caso, durante l’ultima riunione di maggioranza è stata sollevata la necessità di convocare la prima seduta del 2024 del parlamentino cittadino. All’ordine del giorno, tuttavia, ci saranno – in attesa del consuntivo, step fondamentale per riaprire le casse dell’avanzo di amministrazione di palazzo Baronale – solo qualche interpellanza dei consiglieri comunali e tre o quattro debiti fuori bilancio. Più il debito «fuori bilancio» legato alla Rsa del fratello dell’esponente di maggioranza Felice Gaglione, atto congelato a dicembre e già finito al centro di feroci scontri politici e non solo.
Il «freno» Gaglione
Tra le cause della lunga «fuga» dall’aula, infatti, c’è proprio la «patata bollente» relativa agli affari di famiglia di Felice Gaglione. Durante i primi tre mesi del 2024 il segretario generale Domenico Gelormini e il dirigente dimissionario Giovanni Russo hanno reso due opposti pareri sull’opportunità di votare favorevolmente il provvedimento. E lo «spettro» del voto ha, evidentemente, fino a oggi frenato il consiglio comunale.
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