“È il momento di usare tutti gli strumenti che abbiamo, anche quello del referendum, quando i governi tentato di cambiare la Costituzione. Lo abbiamo fatto con i governi di Berlusconi e di Renzi. Quindi sia per la riforma della autonomia differenziata e per quella del premierato noi siamo pronti a usare tutti gli strumenti, compreso il referendum per impedire che ci siano queste modifiche”. Lo ha ribadito il segretario generale della Cgil Maurizio Landini durante un convegno. “È importante che ci sia anche una mobilitazione che già prepari questo terreno e questa iniziativa – ha aggiunto Landini -. Inoltre per contrastare il livello di precarietà del lavoro stiamo ragionando di come usare il referendum per cancellare le leggi sbagliate che sono state fatte e per riaffermare i valori della Costituzione” le parole del leader della Cgil. “Mai come adesso il 25 aprile e il primo maggio devono essere un momento per scendere in piazza e muoversi – ha concluso -. Colgo l’occasione anche per dire che l’11 aprile insieme alla Uil abbiamo proclamato 4 ore di sciopero di tutte le industrie. Per dire che non si può morire sul lavoro, mentre siamo di fronte a una situazione drammatica, e per ribadire che serve un fisco dignitoso” ha concluso Landini. “Il disegno di legge approvato dal governo il 15 marzo 2023, poi dal Senato il 23 gennaio 2024 e ora all’esame della Camera, rappresenta un “pericoloso disegno” dell’autonomia differenziata che finisce per sostituire le Regioni allo Stato”. Lo ha detto il presidente della Svimez Adriano Giannola nel corso di un’audizione in commissione Affari Costituzionali. Per Giannola, il rischio maggiore è che, al termine di questo processo, nasca un Grande Nord, seguito per contraltare da un Grande Sud, entrambi nell’ambito di una Piccola Italia non ancora confederale ma che certamente non avrebbe nulla a che vedere con un federalismo realmente cooperativo e solidale. Secondo la SVIMEZ, questa legge: 1) non favorisce affatto la coesione del Paese, 2) appare in più parti incostituzionale, 3) è impraticabile sotto il profilo finanziario, 4) non prevede Fondi di perequazione territoriale 5) cristallizza la spesa storica invece di superarla. Giannola teme che la fretta di chiudere la partita dell’autonomia rafforzata finisca per forzare regole e principi non derogabili, con un approdo finale basato su Intese tra Stato e singole Regioni che richiedono maggiori poteri, approvate dal Parlamento con una legge non emendabile. Inoltre, se le Funzioni che prevedono la determinazione dei LEP (soprattutto Sanità, Istruzione e Mobilità locale) non possono essere trasferite se prima non si definiscono i Livelli Essenziali delle Prestazioni e non si trovano le risorse per finanziarli, per tutte le altre, oggi a legislazione concorrente (dai porti all’energia, dal lavoro alla tutela del territorio, solo per citarne alcune) si possono stipulare subito le Intese. In definitiva Svimez “teme questa Babele di Regioni sovrane, all’interno di uno Stato Arlecchino, (timore che non a caso paventano anche la maggior parte dei Sindaci di qualunque parte politica) cui risponderà la soluzione del Grande Nord, per la cui nascita basterà attivare l’articolo 117 comma 8, perfetto -e non casuale- complemento del 116 terzo comma” le sue conclusioni.
CRONACA
29 marzo 2024
Cgil contro l’autonomia: «Pronti al referendum»