Non è solo una missione fondamentale per la promozione del sistema Italia quella che affronta la nave scuola Amerigo Vespucci con il suo tour mondiale iniziato il primo luglio del 2023 dal porto di Genova, ma forse anche la prova più impegnativa mai affrontata in in 93 anni di servizio in quanto alla navigazione pura. Lo afferma il comandante del Vespucci, Giuseppe Lai, durante un’intervista prima di lasciare il porto di Buenos Aires – da dove la nave mancava da 72 anni – per affrontare la seconda parte del suo World Tour. “E’ un viaggio ambizioso e una sfida anche dal punto di vista nautico” afferma Lai. Il Vespucci lascia oggi le placide acque del Rio de la Plata per cimentarsi infatti in un periplo inedito nella sua storia che lo vedrà puntare l’insidioso Atlantico del Sud fino a Tierra del Fuego, per poi risalire la costa orientale americana che affaccia sul Pacifico. “Quando venne il Vespucci a Buenos Aires nel 1952 tornò indietro, non proseguì verso la Terra del Fuoco, quindi si tratta della prima volta che passa a Sud del continente americano”, rivela Lai. E in mezzo a questo percorso c’è anche quello che lo stesso comandante ha definito come il “Santo Graal” di ogni marinaio: il doppiaggio di Capo Horn. E’ la sfida delle sfide, uno dei pochi gagliardetti che manca al Vespucci, su cui Lai non esclude la possibilità di riuscire a stampare il suo nome insieme a quello della ‘signora dei mari’ nella storia grande della navigazione. Ma non a tutti i costi: “L’ambizione di farlo c’è, ma vedremo quando ci arriveremo. Restiamo umili sempre. Al mare gli si dà del Lei”, ha ricordato e si è ricordato il comandante che ha a suo carico un equipaggio di oltre 400 persone. E anche dopo Capo Horn – o in sua vece lo stretto di Magellano – il Vespucci dovrà cimentarsi con una navigazione “impegnativa”, risalendo la costa americana del Pacifico fino a Los Angeles passando per Guayaquil e Acapulco, per poi attraversare il più vasto degli oceani, approdare a Tokyo e ripercorrere a ritroso la via della seta e quella delle spezie approdando in Arabia. “Anche il Pacifico offre le sue sfide – ha spiegato il comandante – e lì sarà interessante cimentarsi in quelle che sono le pianificazioni di traversate oceaniche e lo studio delle perturbazioni, in questo caso dei cicloni tropicali che si generano nel Golfo di Guinea e poi vanno a impattare sul sulle coste del Nord America”. La pianificazione della navigazione in base alla meteorologia su una nave a vela “è importantissima”, ha sottolineato Lai, ex cadetto dell’Accademia formatosi a bordo proprio di questa nave: “il Vespucci a vela fa una velocità che è quasi doppia di quella a motore, è una differenza enorme”. Una sfida nella sfida per il Vespucci e il suo equipaggio sarà anche lasciare l’Argentina dopo quasi 5 mesi di soggiorno per l’ordinaria manutenzione, con lo smontaggio delle parti in legno, la riparazione delle vele, e la sostituzione completa delle scotte. E a prendersi cura del gioiello della Marina Italiana, nel porto di Ensenada, a La Plata, da novembre a marzo è stato il cantiere navale statale Astillero Rio Santiago. “Hanno lavorato con enorme dedizione e orgoglio, come se fosse una loro nave”, ha ricordato Lai. “Per un marinaio essere lontani da casa non è facile, ma noi qui ci siamo sentiti come a casa”. Il Vespucci è stato costruito nello stabilimento di Fincantieri di Castellammare nel 1931: si tratta di un veliero considerato uno dei più affascinanti ancora in navigazione. Si racconta che, una ventina d’anni fa, incrociando una nave americana, l’Indipendence questi esclamarono: “Siete la nave più bella del mondo”. Un riconoscimento che è ancora oggi motivo di vanto e di orgoglio per chi quel veliero lo ha costruito.
CRONACA
31 marzo 2024
La sfida del Vespucci: doppiare Capo Horn