Fratelli d’Italia primo partito al 26.9%, ma con Giorgia Meloni in campo come candidata in tutte le circoscrizioni i consensi potrebbero toccare quota 27.1%, con 24 seggi che scatterebbero al Parlamento europeo. E’ il dato che emerge da un sondaggio realizzato da Euromedia Research per Porta a Porta, relativo alle intenzioni di voto in vista delle prossime elezioni europee. Come secondo partito troviamo il Pd al 19.7% (con la candidatura della segretaria Schlein arriverebbe al 19.8%) con 17 seggi. Il Movimento 5 Stelle si attesterebbe al 17.6% ma con le eventuali candidature di Meloni e Schlein scenderebbe al 17.5% ottenendo 15 seggi. La Lega oscilla tra l’8.7% e l’8.6%, con 8 seggi. Quindi Forza Italia tra l’8.5% e l’8.7% (con candidatura di Tajani) con 7 seggi. La nuova formazione Stati Uniti d’Europa si collocherebbe tra il 4.4% e il 4.5% con 4 seggi al Parlamento europeo. Quindi le formazioni politiche che non otterrebbero il quorum necessario: Azione Calenda Siamo Europei con Nos – Partito Repubblicano Italiano-Popolari Europeisti Riformatori – Associazione Socialista Liberale si attesterebbe tra il 3.8% e il 3.6%, (nessun seggio). Stessa situazione per Alleanza Verdi e Sinistra 3.7%, 3.6% (nessun seggio) Libertà 3.7% (nessun seggio) e infine Lista Santoro Pace Terra e Dignità 1.8% (nessun seggio).
Il sorpasso di FI. È ufficiale: Forza Italia e Noi Moderati presenteranno liste unitarie alle europee con l’obiettivo di superare il 10%. L’annuncio è arrivato dai due leader, Antonio Tajani e Maurizio Lupi, nel corso di una conferenza stampa. In primo piano ci sarà il simbolo di Forza Italia con le scritte Partito Popolare Europeo e Berlusconi Presidente, in basso la nuova scritta Noi Moderati. “Forza Italia e Noi Moderati stanno lavorando per cercare di rinforzare e dare una prospettiva più ampia al progetto che deve vedere il Ppe al centro della politica europea”, ha detto Tajani. “Avevo già annunciato che era mia intenzione aprire le liste a forze alleate per costruire insieme un progetto. Con noi Moderati c’è una tradizione comune, tutti ci riconosciamo nei valori del popolarismo europeo”, ha aggiunto. Il segretario nazionale di Forza Italia ha spiegato che “questo non è un accordo elettorale, ma piuttosto una parte di un progetto. Sono sicuro che ci saranno dei risultati al di sopra delle aspettative. Dalla parte del centro c’è la volontà di collaborare, daremo messaggi positivi al nostro elettorato. Abbiamo deciso di presentare liste unitarie e contiamo che questo lavoro possa essere portatore di importanti novità e aggregare nuove forze di centro. Insieme potremmo superare ampliamente l’obiettivo del 10% e non faremo liste per accontentare qualcuno”.
Le liste del Pd. “C’è una discussione in atto sulla composizione delle liste, credo che anche i segretari regionali saranno chiamati a dire la loro. Nella direzione nazionale prevista nei prossimi giorni tireremo le fila di questa discussione”. Lo ha detto Antonio Misiani, senatore e commissario Pd in Campania, a margine dell’incontro a Napoli “Fabbrica Europa. Le proposte di Confindustria per le elezioni europee”. “Sono convinto – ha spiegato – che sia possibile costruire una lista forte del Partito Democratico in tutte le circoscrizioni, valorizzando gli europarlamentari uscenti, ma anche lavorando per innestare nuove candidature di partito ed esponenti della società civile. Bisogna costruire delle liste plurali che parlino anche a mondi diversi e diano il segno di un partito democratico, che ha lavorato bene in questa legislatura estremamente impegnativa che si è appena chiusa in Europa, e che l’8 e il 9 giugno vuole candidarsi ad essere un vero riferimento politico per l’Italia in Europa”. Misiani ha quindi sottolineato gli “sforzi degli imprenditori del Sud nel dialogo con l’Europa”, nel tentativo di trovare “quello sviluppo che il Mezzogiorno continua a perseguire con difficoltà”. “La legislatura Ue che si è appena chiusa – ha poi detto – è stata straordinariamente importante, con molte luci come la Next Generation EU, il Green Deal. Ma anche con l’ombra di un patto di stabilità e crescita peggiore rispetto alla proposta della Commissione e inadeguato rispetto alle sfide che ci attendono. Ora dobbiamo lavorare perché l’Europa si doti di una vera politica industriale per accompagnare e sostenere le imprese italiane di fronte ai grandi cambiamenti di questa stagione. Serve un enorme mole di investimento, ce l’ha ricordato Mario Draghi: oltre 500 miliardi di euro aggiuntivi e dobbiamo ragionare insieme alle rappresentanze sociali ed economiche su dove recuperare queste risorse e come indirizzarle. Noi crediamo nella vocazione manifatturiera dell’Italia e credo che questa bussola debba essere condivisa”.