Lo scontro sull’autonomia differenziata diventa incandescente. Il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha detto, durante la Conferenza dei Capigruppo, che da parte della maggioranza non c’è “la disponibilità” a concedere altro tempo per discutere il provvedimento sull’Autonomia e le opposizioni hanno protestato osservando che così si colpisce “la dignità del Parlamento”. A raccontarlo, alla fine della riunione dei Capigruppo sono i presidenti dei deputati del M5S, Francesco Silvestri e di quelli del Pd, Chiara Braga. “Noi – dichiara Silvestri conversando con i cronisti al termine della riunione – abbiamo sottolineato che non si sta rendendo dignitoso il percorso parlamentare, oltre a quello nel merito, delle Autonomie differenziate” le parole dell’esponente politico. “Un impianto così grande, discusso senza ancora aver sentito una sola persona della maggioranza esprimere un solo mezzo concetto ci rammarica” continua. “Così come ci rammarica – prosegue – che non ci sia la disponibilità della maggioranza a dare dignità a un percorso sul quale noi peraltro siamo contrari” afferma. “Sul tema delle Autonomie pensavo ad una maggioranza in pompa magna invece – racconta ancora – ci siamo trovati di fronte ad una maggioranza mai così silente. Tutte le opposizioni di nuovo hanno chiesto conto dell’impegno che si era preso anche il presidente della Camera” di concedere altro tempo per il dibattito parlamentare, incalza Chiara Braga. “Invece – aggiunge – c’è stato il silenzio totale da parte dei gruppi della maggioranza. Non capiamo le ragioni di un’urgenza visto che siamo in presenza di un provvedimento che non scade. Sono tanti i temi e i profili emersi nella discussione generale”. E continua la Braga: “Questo silenzio incomprensibile della maggioranza – assicura la parlamentare Dem – è lesivo della dignità di questa Camera. Pensare di esaminare gli emendamenti in due giorni e mezzo significa che questa Camera è ridotta ormai a un mero passacarte rispetto alla discussione che è stata fatta al Senato”. Poi l’affondo finale: “Ci rammarica molto e auguriamo che ci sia un ravvedimento soprattutto da parte di chi deve garantire una dignità a questa Camera”, conclude Braga. Le opposizioni insorgono: “Abbiamo presentato oltre 1000 emendamenti al provvedimento sull’Autonomia differenziata: si tratta di proposte sul merito del testo avanzato dalla destra che spacca il nostro Paese e che sarà devastante ma è anche la nostra protesta per il metodo usato dalla maggioranza. Vogliono comprimere totalmente il dibattito, fino a rendere inutile: ma siamo in parlamento questo è un metodo antidemocratico che noi respingiamo. Non c’è nessun urgenza, il testo non scade, non è un decreto legge: si torni ad una prassi ordinaria e si ridia dignità alle Camere”. Così Filiberto Zaratti, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra nella commissione Affari costituzionali della Camera. Gli fa eco anche Italia Viva: “Fratelli d’Italia e Lega giocano a braccio di ferro, su autonomia differenziata e Premierato si fanno i dispetti e alla fine ne risente il Paese”. Lo scrive su X Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera. “I primi bloccano la riforma col vincolo dei Lep e senza un euro, gli altri rispondono con secondo premier non eletto e impossibilità di scelta dei ministri. Ne vengono fuori due pessime riforme per l’Italia”, conclude. Anche da destra arrivano richieste alla maggioranza. “La maggioranza dia un segnale di disponibilità e conceda più tempo al Parlamento per esaminare il ddl Calderoli sull’autonomia differenziata”. Così, in una nota, Amedeo Laboccetta, presidente di Polo Sud. “È il modo migliore per smentire chi l’accusa di voler forzare i tempi al solo scopo di consentire ad un Matteo Salvini contestato anche in casa propria di sventolarne il vessillo in campagna elettorale. Oltretutto, delle due l’una – spiega – o l’autonomia differenziata, come pure sostengono Lega, FdI e FI, è una riforma che modifica alle fondamenta le nostre istituzioni pubbliche, e allora è cosa buona e giusta che la Camera dei Deputati disponga del tempo necessario per approfondirne ogni singolo aspetto e valutarne ogni possibile conseguenze; o è un provvedimento da due soldi, e allora non si capisce il perché di tanta fretta nell’approvarlo” spiega Laboccetta. “Quel che certamente la maggioranza non può fare è continuare a restare muta e sorda rispetto alle richieste dell’opposizione. Vale soprattutto per quei partiti di governo che hanno il nome dell’Italia impresso nel simbolo: se proprio hanno deciso di disfarla dandola in pasto alle Regioni, che almeno si dia il tempo agli altri di organizzarne in forma solenne i funerali”, conclude. “Riteniamo che la materia della tutela della salute deve essere espunta da quelle su cui le Regioni possono chiedere maggiore autonomia. La prima motivazione è che siamo di fronte a un Servizio sanitario nazionale profondamente indebolito da tanti anni di tagli da tutti i Governi. La seconda è che secondo il Comitato che doveva definire i Lep non c’è bisogno di definire i Lep in sanità perché ci sono già i Lea, ma ai Lea non corrisponde un fabbisogno finanziario, non c’è una corrispondenza tra fabbisogno finanziario e tipologia di servizio erogato. Questa è una scorciatoia molto pericolosa che può avere riflessi importanti su farmaceutica e dispositivi, perché se non garantiamo in modo uniforme i Lep su tutto il territorio nazionale di fatto è impossibile ridurre i grandi divari regionali. Il terzo motivo sono proprio i divari regionali, una frattura strutturale Nord-Sud: se guardiamo gli adempimenti ai Lea nel decennio 2010-2019 l’Italia è spaccata in due, con un Sud arretrato nel corso degli anni rispetto alle regioni del Nord”, ha detto il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, intervenendo al convegno ‘Salute24 – Sanità pubblica: l’autonomia differenziata delle Regioni .
CRONACA
16 aprile 2024
Voto sull’autonomia, la fretta elettorale della Lega di Salvini: il governo accelera