Vedere il proprio nome nella black list degli «impresentabili» della commissione Antimafia del parlamento ha rappresentato una doccia gelata. Uno choc in piena campagna elettorale arrivato come un fulmine al ciel sereno sul voto. Anche perché la parola «fine» sullo scioglimento per infiltrazioni camorristiche dell’amministrazione comunale, di cui hanno fatto parte, non è stata ancora scritta. Eppure Tommaso Andreoli, candidato sindaco di San Giuseppe Vesuviano, così come Marica Miranda, Silvia Annunziata, Nunzio Zurino ed Enrico Ghirelli sono stati definiti impresentabili in nome di un «codice morale» della politica che non avrà effetti sulla competizione elettorale ma rappresenta una «macchia» su una campagna elettorale che con l’avvicinarsi al voto diventa sempre più accesa. Alla questione «impresentabili» i cinque ex assessori della ex giunta Catapano – Andreoli ne era il vice – hanno voluto rispondere spedendo al mittente le accuse degli ultimi giorni e scrivendo una nota alla presidente della commissione parlamentare antimafia, Chiara Colosimo, proprio per spiegare qual è la situazione politica che vive la città. Ed anche i recenti sviluppi dal punto di vista giudiziario, dato che lo scioglimento per infiltrazioni camorristiche non è stato confermato dal Consiglio di Stato ed è stato rimandato a una nuova sezione del Tar del Lazio che dovrà pronunciarsi sulla legittimità del provvedimento che il 9 giugno 2022 ha messo alla porta i politici e spalancato le porte del municipio ai commissari straordinari. «Sono candidato ed eleggibile. La mia campagna elettorale continuerà consapevole di essere una persona perbene con la certezza di rappresentare persone perbene», fa sapere Tommaso Andreoli che guida la coalizione di centrodestra. «Sullo scioglimento avrei tante cose da dire, preferisco che sia il Tar a pronunciarsi. Non c’è un solo provvedimento penale emesso, restiamo nel campo del “fumus” ormai utilizzato troppo spesso per operazioni di natura politica. La sentenza del Consiglio di Stato ha dimostrato che la nostra amministrazione non andava sciolta», spiega ancora.Tuttavia questo non ha fermato le accuse degli ultimi giorni: «Ho casellari giudiziari puliti e carichi pendenti puliti, sono alla gogna per nulla». Lui come gli altri 4 ex assessori coinvolti. Andreoli, Miranda, Annunziata, Zurino e Ghirelli hanno infatti firmato in questi giorni un documento indirizzato all’onorevole Colosimo, presidente della commissione parlamentare antimafia. Lì ci sono i passaggi in cui viene contestato con forza il provvedimento che da giorni ha gettato ulteriore benzina sullo scontro elettorale in città. «Nessuno dei sottoscritti amministratori, definiti impresentabili, è stato mai sottoposto a procedimento penale e condannato. Nessuno delle sottoscritte candidature e indicate come impresentabili è stato mai raggiunto finanche da un avviso di garanzia. La commissione forse non era a conoscenza della sentenza del consiglio di Stato che ha annullato la conferma di scioglimento del Tar Lazio che ha evidenziato la infondatezza della proposta di scioglimento. – si legge nella missiva – Le saremmo grati se la commissione volesse rendere pubbliche le nostre ineccepibili e incontestabili osservazioni. Quella lista ha provocato gravi danni di immagine, disorientando l’elettorato in vista delle elezioni».
Le accuse di FI al codice morale
La vicenda di San Giuseppe Vesuviano, così come quella di Castellammare, è la storia di uno scioglimento su cui dovrà ancora pronunciarsi un giudice. Nel frattempo, però, l’elenco di impresentabili è già stato stilato. Il Vesuviano paga il “prezzo” più caro di quella che è stata definita una «gogna mediatica», a livello nazionale s’alza forte il grido dei parlamentari pronti a opporsi all’attuale codice morale. «Basta candidati assolti, risarciti, ma definiti “impresentabili” senza alcun fondamento dall’Antimafia. È tempo di rivedere i meccanismi che regolano la Commissione e di modificare il “codice morale” istituito dalla Commissione parlamentare sulla spinta giustizialista del M5s», affermano in una nota congiunta i capigruppo di Forza Italia al Senato e alla Camera, Maurizio Gasparri e Paolo Barelli; Fulvio Martusciello, capogruppo azzurro al Parlamento Europeo; il vicepresidente di Forza Italia della commissione Antimafia, Mauro D’Attis; il capogruppo azzurro in commissione Antimafia, Pietro Pittalis. «Nel caso di Angelo D’Agostino – proseguono – abbiamo visto come la Procura di Roma abbia inviato alla Commissione una nota integrativa che accertava intervenuta la prescrizione di un reato e che si era trattato verosimilmente di un’errata iscrizione al registro da cui viene estratto il certificato dei carichi pendenti per l’altro capo imputato. Lo stesso dicasi per il Comune di San Giuseppe Vesuviano», aggiungono. «Purtroppo, non si tratta di casi isolati».