Il Ddl che porta la firma di Carlo Nordio fa discutere e il segretario generale dell’Associazione nazionale magistrati, Salvatore Casciaro, non usa mezzi termini. «Da oggi si riducono i diritti e le libertà dei cittadini, si riducono gli spazi per l’informazione, si individuano degli strumenti che incepperanno ulteriormente la macchina delle giustizia». Le questioni sono essenzialmente due: l’abuso d’fficio e le intercettazioni. «Se pensiamo al fatto che nei confronti di un abuso o di prevaricazione di un pubblico ufficiale che intenzionalmente procura un danno a un cittadino, o intende favorire una persona, non ci saranno strumenti adeguati per individuarlo. Di fronte a tutto un sistema di abusi e sopraffazioni il cittadino si sentirà più solo». Riguardo all’abrogazione dell’abuso d’ufficio previsto dal Ddl del ministro della Giustizia, «un effetto lo avremo», dice il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia. «Tutti quelli condannati per abuso di ufficio si rivolgeranno al giudice per chiedere la revoca della sentenza di condanna», il che «è un’amnistia per i pubblici ufficiali». La stima viene fatta a naso, ma in soldoni «avremo 3 o 4mila persone, forse di più, che chiederanno la revoca della condanna». L’abrogazione dell’abuso di ufficio, secondo Santalucia, non rappresenta «limiti alla gogna» è piuttosto «un colpo di spugna». Santalucia ha anche ricordato che «nel 2020 la norma è stata riscritta in maniera talmente restrittiva che la paura di firma non ha più ragione di essere. Abrogarla significa regalare uno spazio di impunità di qualsiasi pubblico ufficiale». Santalucia parla di una misura «illiberale» e da questo momento «siamo tutti soggetti ad abuso pubblico di potere senza poter denunciare». Inoltre, nel Dl carceri è stato introdotto il reato di peculato per distrazione: «La spia che anche il governo e la maggioranza si sono resi conto che l’abrogazione tout court (dell’abuso di ufficio ndr) non può essere». L’analisi si sposta poi sul tetto alle intercettazioni. «Io penso che sia giusto dar conto di una richieste di proroga delle intercettazioni, ma credo sia poco accorto stabilire un tetto massimo. Una norma astratta che non potrà tenere conto delle concrete necessità investigative». Porre un limite insuperabile non ha senso, sottolinea Giuseppe Santalucia. «Noi dobbiamo valutare nella concretezza dei casi, delle indagini, se c’è la necessità di prorogare. Perché chiudere i telefoni quando magari c’è questa necessità di prorogare, solo per rispettare un limite astratto, non mi sembra una soluzione avveduta». Una soluzione che «non concilia e non mette insieme l’esigenza di dare effettività all’accertamento dei reati con l’esigenza di tutelare i diritti. Questo lo si fa in concreto. Quindi mi sembra una norma non felice». Sul fronte emergenza carcere, Santalucia sostiene che gli istituti penitenziari «hanno bisogno di investimenti finanziari, di assunzioni non solo di agenti di polizia penitenziaria ma anche di psicologi ed educatori in grado di sostenere i percorsi di recupero e reinserimento». Gli organici hanno numeri talmente esigui che le carceri non riescono ad assolvere alle loro funzioni di rieducazione». Contro il sovraffollamento, secondo il presidente dell’Anm, «sono varie le soluzioni possibili, una è in discussione alla Camera, il ddl Giachetti». Ovvero elevare la detrazione di pena ai fini della liberazione anticipata da 45 a 60 giorni per ogni semestre di pena scontata. Altro tema di dibattito è l’interrogatorio preventivo. «In teoria l’interrogatorio preventivo può anche essere una misura accettabile, ma se si sottopone ad interrogatorio un soggetto libero su cui pende richiesta custodia in carcere, si crea inevitabilmente, anche se non esiste prima, un pericolo di fuga», dice Santalucia. «In alcuni ordinamenti esiste, ma è accompagnato da misure pre-cautelari di fermo: ti restringo la libertà personale in maniera provvisoria 2-3 giorni per dare al tribunale il tempo di decidere».
CRONACA
12 luglio 2024
Addio abuso d’ufficio, Anm contro Nordio: «Amnistia per 4mila colletti bianchi»