Un ballatoio che crolla, decine di persone che finiscono sotto le macerie. Morti. La tragedia che si è verificata a Scampia, nella periferia più degradata di Napoli, si è rischiata più volte anche in provincia. E si rischia tutt’oggi. Ricostruzione mai avviata dopo il terremoto del 1980, mancata manutenzione delle palazzine popolari e il tempo che trascorre deteriorando quegli immobili che sarebbero dovuti andare giù da almeno 30 anni. Per trovare le altre Scampia non bisogna andare molto lontano. A Castellammare di Stabia, ad esempio, ci sono almeno tre quartieri dove la situazione è critica e che, anche nel recente passato, hanno fatto registrare crolli che hanno messo a rischio la vita delle persone. Da anni, ad esempio, si discute della riqualificazione del quartiere Savorito. La svolta sembrava essere arrivata con i fondi del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), perché i 15 milioni di euro di finanziamenti europei avrebbero potuto dare il là all’abbattimento e alla ricostruzione delle palazzine popolari. Il Comune – come deciso dai commissari straordinari – ha stanziato ulteriori 13 milioni di euro per realizzare la ricostruzione di 96 nuovi alloggi. Ma a 20 mesi dalla scadenza del termine per la rendicontazione delle opere del Pnrr, i cantieri non sono nemmeno partiti e il progetto rischia di naufragare, lasciando irrisolto uno dei grandi problemi di Castellammare. Basta visitare quelle palazzine del rione Savorito per rendersi conto della precarietà di quegli immobili, tra crepe nelle pareti, balconi mantenuti col fil di ferro e allagamenti continui nelle cantine. Una situazione allarmante si può constatare anche nel rione Cmi, nella periferia nord di Castellammare di Stabia. Un quartiere costruito oltre 70 anni fa, dove il segno del tempo trascorso lo si può notare dal ferro che ormai viene fuori dai muri e dai balconi. I residenti lamentano una manutenzione praticamente inesistente e chiedono da tempo, senza essere ascoltati, un progetto di riqualificazione nel quartiere. Negli ultimi anni, con una certa frequenza, i vigili del fuoco sono costretti a intervenire per la caduta di calcinacci e cornicioni pericolanti. Una delle situazioni più pericolose a Castellammare di Stabia, come noto, è quella del centro antico, dove le ferite aperte dal terremoto del 1980 sono ancora lì tutte presenti. Sono tanti gli edifici in stato di abbandono o in condizioni precarie e i crolli degli ultimi anni di solai o muri di contenimento hanno fatto rischiare più volte che qualcuno potesse morire. La situazione del centro antico, tra l’altro, è aggravata dal dissesto idrogeologico del versante stabiese del Monte Faito, che minaccia frane che potrebbero avere effetti devastanti. I lavori per mettere in sicurezza la montagna non sono mai partiti e recentemente si è scoperto che i 10 milioni di euro stanziati oltre 10 anni fa per risolvere il problema, oggi non bastano più. Ne servono almeno il doppio. Per il centro antico, inoltre, la precedente amministrazione comunale era riuscita a intercettare 7,7 milioni di euro che dovevano servire, per buona parte ad abbattere i ruderi terremotati e a riqualificare le aree. Un piano rivoluzionato dai commissari straordinari che s’insediarono dopo lo scioglimento per camorra, che hanno stabilito che quei soldi devono essere investiti per riqualificare le strade e gli slarghi del centro storico. Castellammare non è l’unica città del comprensorio a dover fare i conti con i quartieri degrado. Dal Quadrilatero delle Carceri al vico Giardino l’incubo di una nuova Scampia arriva anche a Torre Annunziata. Il ricordo della palazzina crollata, delle macerie che hanno seppellito nove persone nel 2017 e della pioggia di calcinacci che dai rioni degrado continuano a staccarsi diventano un incubo in città. Al momento infatti il campanello d’allarme in città per le case a rischio crollo resta nonostante la messa in sicurezza di alcune aree, il divieto di accesso per altre e il vano tentativo di murare altre zone per evitare l’accesso. Ma troppo spesso quei limiti non vengono rispettati e si teme così che la tragedia possa ripetersi. Uno dei rioni più a rischio resta il Quadrilatero delle Carceri dove le palazzine fatiscenti e gli scheletri rimasti in piedi dopo gli abbattimenti continuano a sgretolarsi. Si attende una riqualificazione promessa ma mai attuata. Uno scenario simile lo si può riscontrare anche in via Giardino: un agglomerato urbano nel pieno centro storico zeppo di cittadini senza un fissa dimora, famiglie non censite e molti sfollati delle palazzine del Quadrilatero che vivono in uno stato completo di abbandono e degrado. Diversa invece la situazione nel rione del Penniniello a Torre Annunziata e nel Piano Napoli di via Settetermini a Boscoreale dove l’abbattimento e ricostruzione sta consentendo almeno di evitare che le famiglie vivono in palazzine fatiscenti. @riproduzione riservata
CRONACA
29 luglio 2024
Viaggio nei rioni abbandonati: Torre Annunziata e Castellammare come Scampia