Secondo l’indagine 2024 di Gidp (l’associazione dei direttori delle Risorse Umane) oggi sono i giovani a scegliere le aziende e non il contrario. Per attrarre e trattenere talenti, le aziende devono allinearsi alle aspettative e richieste dei giovani. I primi segnali di risposta includono un maggiore impegno nella formazione, maggiori opportunità di coinvolgimento nelle attività e nei progetti assegnati, e l’ampliamento dell’adesione allo smartworking anche per i nuovi assunti. La centralità della formazione è evidenziata dall’aumento significativo del contratto di apprendistato, che passa dal 29,50% al 50%, superando contratto a tempo determinato, il quale scende dal 32% nel 2023 al 20%. “Le aziende si trovano di fronte a un vero e proprio cambio di paradigma, in cui le priorità dei giovani stanno ridefinendo il mercato del lavoro. Non è più sufficiente offrire una buona retribuzione; i talenti di oggi cercano crescita professionale, formazione continua e un coinvolgimento attivo nei progetti aziendali. È fondamentale che le aziende rispondano a queste nuove esigenze con un impegno concreto nella formazione e nella creazione di opportunità di sviluppo”. ha dichiarato Marjna Verderajme, presidente di Gidp. Le priorità dei neolaureati in fase di colloquio stanno cambiando: se nel 2023 al primo posto c’erano retribuzioni e benefit, nel 2024 i candidati sono più interessati al tipo di mansione e alle attività da svolgere. Al terzo posto rimangono le tematiche come smartworking, work-life balance e orario flessibile/lavoro per obiettivi. Anche per le aziende, le mansioni e le attività da svolgere sono prioritarie, seguite dalla formazione e dalla retribuzione. Tuttavia, emergono discrepanze significative, poiché le aziende ancora sottovalutano l’importanza del work-life balance e del welfare aziendale, che sono prioritari per i candidati. Riguardo le politiche ESG i giovani hanno dato più importanza alla dimensione ambientale (37,66%). In particolare, emerge l’interesse per l’adozione di azioni per la riduzione del consumo di materiali non riciclabili. Al secondo posto si posiziona la dimensione sociale (32,47%) e infine la governance (29,87%). Crescono le difficoltà di reperimento di figure tecniche. Il 25% delle aziende afferma di inserire neolaureati che necessitano di ulteriore formazione, mentre il 22,66% ha difficoltà a trovare neolaureati per posizioni tecniche (18% lo scorso anno). Analogamente, il 21,09% segnala la necessità di neodiplomati in posizioni tecniche, e il 17,19% inserisce neodiplomati che richiedono ulteriore formazione. Solo il 9,38% non rileva particolari difficoltà. In fase di selezione, una volta accertate le competenze del candidato, le soft skills più apprezzate sono l’innovazione (28%), la creatività e l’originalità (18%), il problem solving (14%), la discrezione, umiltà e riservatezza (14%), la flessibilità (11%), l’autonomia (5%), la leadership (4%), l’attitudine al decision making (4%), e la fedeltà (1,3%). Nel 2024, le aziende stanno investendo principalmente in produzione, commerciale e innovazione tecnologica. La maggior parte degli inserimenti di stagisti e neodiplomati/neolaureati è avvenuta nella funzione Produzione (15,58%), seguita da Commerciale, Progettazione e Amministrazione (tutte al 14,29%). Questi dati indicano un forte focus sulla capacità produttiva, espansione del mercato e innovazione dei prodotti. I rapporti con le Università attraverso Placement/pubblicazione offerte lavoro&stage sul portale/Career day rimangono il canale più utilizzato nella ricerca di stagisti/neolaureati e costituisce il 27,92%. Il 18,18% dichiara che non c’è prevalenza di un canale. Si confermano come terzo canale i rapporti con ITS e Scuole Superiori (16,23%) seguite subito dopo da social come Linkedin (15,58%). In diminuzione rispetto al 2023 la percentuale di aziende che ha fatto affidamento sulle Agenzie per il lavoro e le società di consulenza e selezione. Dal 2023 infatti, il 60% dei rispondenti ha dichiarato che non si è rivolta ad Agenzie per il lavoro o società di consulenza per la selezione di stagisti e neolaureati. Inoltre il 90% dichiara che il canale utilizzato nella propria azienda non è cambiato rispetto allo scorso anno secondo i propri gusti. Il welfare nelle Pmi. Piccole e medie imprese sempre più attente ad adottare politiche di welfare. Secondo il 62,8% dei Consulenti del Lavoro, infatti, la diffusione di questi strumenti tra le Pmi è aumentata, rispetto al 2023, in particolare al Nord Ovest e al Nord Est. E anche guardando in prospettiva le previsioni sono all’insegna dell’ulteriore consolidamento. Il 64,2% del campione intervistato prevede che nel triennio 2024-2027 ci sarà un aumento di queste misure tra le piccole e medie imprese. Sono alcuni dei risultati del II rapporto annuale Il welfare aziendale: diffusione e prospettive nelle Pmi realizzato da Fondazione Studi Consulenti del Lavoro e Pluxee (ex Sodexo BRS), attraverso la somministrazione di un questionario online ai Consulenti del Lavoro. Nel I Rapporto 2023 emergeva che per il 55,9% dei Consulenti intervistati le PMI italiane, nel biennio 2021-2022, hanno puntato di più sul welfare aziendale e il 61,1% del campione, riteneva che nel triennio 2023-2026 il welfare si sarebbe diffuso ulteriormente. A ulteriore conferma di quanto emerso nel 2023, le Pmi prediligono il welfare che mette al centro del proprio intervento il sostegno economico ai dipendenti e alle famiglie (il 72,9% individua questa come l’area di welfare aziendale più diffusa tra le Pmi). Tra tali strumenti, dall’indagine emergono quelli che secondo i Consulenti del Lavoro sono destinati a crescere maggiormente nei prossimi tre anni: a cominciare dai buoni pasto (li indica al primo posto il 42,6% del campione rispetto al 39,8% del 2023), seguiti dai buoni multicategoriali (li indica il 40,6% del campione rispetto al 34,6% del 2023). Oltre agli strumenti di sostegno economico hanno particolare rilevanza anche quelli che riguardano l’erogazione di servizi: dalla salute (40,6%), la conciliazione vita-lavoro (29,2%) e la formazione (11,9%). La presenza di incentivi fiscali è la motivazione principale che spinge le Pmi ad adottare politiche di welfare (il 64,2% degli intervistati la indica al primo posto) e se le misure di welfare aziendale sono destinate a crescere nei prossimi anni i Consulenti del Lavoro giocheranno un ruolo centrale nel fare da ponte tra aziende e strutture provider.
CRONACA
4 agosto 2024
Il mercato del lavoro cambia pelle: i giovani scelgono da chi farsi assumere