“Conosciamo benissimo il modello comunicativo del presidente De Luca: la questione adesso è capire cosa accadrà in queste due settimane. Il 12 novembre la Corte Costituzionale sarà chiamata a pronunciarsi sui ricorsi presentati dalle Regioni, compreso quello della Campania, e dovrà dire se c’è un’illegittimità costituzionale della legge Calderoli, oppure se vanno avviate delle trattative. Quale è la volontà politica del presidente della Regione? Dà per certo che siamo di fronte ad una battaglia persa o vuole aggirare il referendum? Per noi la strada è quella del sì all’abrogazione totale della legge e bisognerà lavorare per convincere i cittadini ad andare al voto”. Il segretario generale Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci, parlando di autonomia differenziata, apre di fatto una spaccatura con il Governatore della Regione De Luca rispetto alla linea da seguire nella battaglia contro l’autonomia differenziata. Ciò che non convince il sindacato campano, infatti, è che De Luca voglia usare l’arma del referendum solo a scopo strumentale prima di provare a far passare un’ipotesi legislativa diversa. Negli ultimi mesi, la Regione Campania si è trovata al centro di un acceso dibattito riguardante l’autonomia differenziata, una proposta legislativa che punta a trasferire maggiori poteri e risorse alle Regioni italiane, in particolar modo al Nord, con l’obiettivo di rendere le amministrazioni locali più indipendenti dal governo centrale. Tuttavia, questa proposta ha sollevato numerose preoccupazioni, soprattutto nel Sud Italia, con la Campania in prima linea nel rifiuto di un modello che potrebbe accentuare il divario socio-economico tra le regioni settentrionali e quelle meridionali. Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha più volte manifestato la sua contrarietà a questa riforma, definendola una misura “disgregante” e pericolosa per l’unità del Paese. Secondo De Luca, l’autonomia differenziata rischia di compromettere la coesione nazionale, poiché concederebbe alle regioni più ricche del Nord, come Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, la gestione autonoma di settori fondamentali come sanità, istruzione, trasporti e infrastrutture, senza garantire un adeguato riequilibrio per le regioni del Sud, già storicamente svantaggiate. La principale critica mossa dalla Campania è che il trasferimento di competenze, soprattutto in ambito sanitario e scolastico, potrebbe portare a un ulteriore peggioramento delle disuguaglianze tra Nord e Sud. Mentre le regioni settentrionali godono di un sistema economico più stabile e di un tessuto industriale sviluppato, le regioni meridionali, come la Campania, affrontano sfide più complesse legate alla disoccupazione, alla povertà e a un accesso meno efficiente ai servizi pubblici. In questo contesto, il timore è che l’autonomia differenziata, senza un adeguato sistema di perequazione fiscale, possa lasciare la Campania e le altre regioni del Sud con minori risorse per affrontare le proprie difficoltà. De Luca ha insistito sul fatto che una riforma di questo tipo deve essere accompagnata da meccanismi chiari e trasparenti che garantiscano che tutte le regioni abbiano accesso equo alle risorse statali, al fine di preservare la coesione sociale e territoriale del Paese.
CRONACA
24 ottobre 2024
Cgil, sfida a De Luca sul caso autonomia