Un ordigno esplosivo rudimentale è stato fatto esplodere davanti alla serranda di un negozio in via Passanti, nel comune di Boscoreale. L’episodio è avvenuto la scorsa notte, quando erano da poche passate le tre. Il boato è stato fortissimo ed è stato avvertito anche a chilometri di distanza. Sulla vicenda indagano i carabinieri della Compagnia di Torre Annunziata, unitamente ai colleghi della stazione di Boscoreale. Tante le ipotesi, pochissime le certezze. Quella del racket è senza dubbio una delle ipotesi vagliate dagli inquirenti ma non l’unica. Non è escluso, infatti, che dietro il raid dinamitardo ci possa essere anche dell’altro. Gli inquirenti dopo il sopralluogo stanno cercando di risalire a qualche testimonianza e a immagini di qualche telecamera che potrebbero tornare utili nell’economia delle indagini. Il titolare dell’attività commerciale avrebbe negato di essere stato vittima di intimidazioni a scopo estorsivo. In poche parole, ha negato senza se e senza ma che la bomba che ha danneggiato la serranda della sua attività commerciale al civico 104 sia legata ai suoi affari. Quale sia dunque il movente resta ancora un mistero ma i militari dell’Arma stanno battendo tutte le piste, anche di un eventuale regolamento di conti per questioni personali. Il racket è anche la pista più facile. Boscoreale, così come altri paesi del vesuviano è permeabile alle influenze criminali. Lo spaccio di sostanze stupefacenti resta la principale fonte di guadagno illecita della criminalità organizzata, ma non l’unica. Il racket è una di queste, insieme allo strozzinaggio, e non sempre finiscono sotto l’influenza della camorra. L’ultimo grave episodio risale a due anni fa, quando un incendio doloso distrusse quattro autovetture della concessionaria Ametrano Cars di via Cangiani, frazione rurale di Boscoreale al confine con Poggiomarino. Un anno prima, la criminalità aveva distrutto l’intero parco auto della concessionaria Giusy Auto, procurando un danno di oltre 300mila euro. Le fiamme avevano bruciato anche i sogni dell’imprenditore che, da allora, ha chiuso definitivamente i battenti. Ma le bombe carte a scopo estorsivo, almeno nella cittadina vesuviana, sono state impiegate in rarissimi casi, fatta eccezione per la faida di camorra scoppiata qualche anno fa nel Piano Napoli di via Settetermini. Ma in quel caso, gli attentati dinamitardi erano parte di una strategia del terrore, al pari delle stese e dei raid incendiari allo scopo di mettere le mani sul florido mercato della droga. Ecco perché l’episodio di sabato notte ha più ombre che luci. E l’ipotesi del racket come movente potrebbe non reggere. Una situazione esplosiva che si aggiunge anche al clima di tensione nel Piano Napoli dove si è tornati a sparare. Due giorni fa i carabinieri sono intervenuti in via Orto Botanico, non lontano dal Museo del Parco Nazionale del Vesuvio, dove sono stati rivenuti 4 bossoli. Stando alle prime risultanze investigative, non si tratterebbe di una stesa in stile camorristico ma di una lite tra gruppi di etnia Rom al termine della quale sarebbero stati esplosi quattro colpi di pistola. Non risultano feriti ma gli investigatori hanno subito avviato le indagini per dare un volto e un nome ai responsabili. Secondo alcuni testimoni, i colpi sarebbero stati esplosi poco dopo le tre di notte. Una telefonata anonima ai militari dell’Arma ha fatto scattare l’allarme.
CRONACA
10 novembre 2024
Boscoreale, torna l’incubo racket: bomba in via Passanti