Torre del Greco. E’ stato lo scoglio contro cui – fino a oggi – si è arenata la proposta lanciata dai fedelissimi del sindaco Luigi Mennella di istituire in municipio una sesta commissione consiliare «specializzata» sul settore turismo: «Ottima idea, ma si rischia un ulteriore sperpero di denaro pubblico», l’obiezione sollevata in primis dal grillino Mirko Gallo – l’unico esponente del M5S a palazzo Baronale nonché cognato del primo cittadino – e poi dai banchi dell’opposizione, con il soldato Luigi Caldarola pronto a suggerire di escludere il pagamento dei gettoni di presenza ai consiglieri comunali per la partecipazione all’eventuale nuovo organismo politico. Perché, in effetti, basta scorrere i «numeri» delle spese sostenute dalla collettività per la casta di Torre del Greco per accertare come – in soli cinque anni – i «costi della politica» all’ombra del Vesuvio siano praticamente triplicati.
Il bonus-Frulio
A imprimere una netta accelerata agli «stipendi» di esponenti di maggioranza e opposizione è stato il cosiddetto bonus-Frulio, introdotto durante il secondo anno del mandato da sindaco di Giovanni Palomba. All’epoca in cui era un «semplice» consigliere comunale – senza l’attuale indennità da 3.700 euro lordi al mese riconosciuta al capo dell’assise – Gaetano Frulio si fece promotore di una serie di modifiche al regolamento comunale, tra cui l’introduzione della possibilità di cumulo quotidiano dei gettoni di presenza riconosciuti ai politici per la partecipazione ai «lavori» delle cinque commissioni comunali. In pratica, come poi puntualmente si è verificato, ogni consigliere comunale avrebbe potuto portare a casa fino a 4 gettoni al giorno – al costo di 130 euro per le casse dell’ente di palazzo Baronale – anziché i «soli» 32,50 euro previsti dal singolo gettone. Immediato scattò l’allarme-sprechi, ma – al netto di qualche sporadica iniziativa di facciata – nulla è stato fatto per cancellare la norma ingrassa-politici.
Costi triplicati
Gli effetti sono stati «drammatici» per i conti dell’ente di largo Plebiscito: in cinque anni si è passati da una spesa media di 11.000 euro al mese per la casta a somme variabili – come dimostrano le liquidazioni dei mesi di ottobre e novembre scorso – tra i 28.000 euro e i 30.000 euro al mese. In pratica, per ogni consigliere comunale la collettività arriva a pagare fino a 1.250 euro al mese. E con l’istituzione di una sesta commissione il «raggio d’azione» della casta si amplierebbe, così come le possibilità per ogni politico di raggiungere la massima retribuzione possibile per il proprio «lavoro» in Comune. Insomma, prima ancora che per il turismo, l’istituzione di una sesta commissione consiliare sarebbe manna dal cielo per i politici di palazzo Baronale.
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