Svelate le ultime cinque tracce del concept album “Core in fabula” della magnetica DADA’, l’artista che unendo il cantautorato napoletano con l’elettronica ha inaugurato un nuovo genere musicale. Gaia Eleonora Cipollaro nasce a Napoli nel 1995, esordisce sulla scena musicale nel 2021 con la trilogia di singoli “Jesche”, “Siènte ‘e rrise” e “Avena” e si distingue nell’immediato per originalità e visionarietà. Dopo aver partecipato all’edizione 2022 di “X Factor” e aver aperto il Jova Beach di Castel Volturno, l’ascesa al successo della cantautrice si è costellata di successi. Suoi il “Premio Carosone 2023” e il “Premio San Gennaro World 2023” e suo un posto unico nel panorama musicale italiano. “Core in Fabula è il mio universo, – dichiara Dada’ – è la mia indole a raccontare, è una dimensione pregna di fantasia, eros creativo e miseria. Sono io. Siete voi. Sono loro. Sono abitante e personaggio di questo mondo quanto lo può essere il pubblico ascoltando: attraverso la fiabazione siamo tutti tirati in mezzo”. Un mondo da riscoprire, una sensibilità autoriale che intrappola, un viaggio visionario nelle sue fiabe contemporanee. “Non si smette mai di avere bisogno di fiabe e favole”, racconta. “Nell’era moderna si è persa la consapevolezza di essere umani, esseri viventi finiti che costruiscono significati, simboli, partendo dal proprio inconscio individuale e collettivo e facendone cultura, narrativa antropologica, ritualità. Oggi non simboleggiamo e non significhiamo, ci facciamo stickerizzare le emozioni e taggare in luoghi collettivi fantasma che diluiscono la personalità propria e di un popolo. Le fiabe ragionano per rampicanti di desideri e paura, se non le leggiamo più e se non ce le raccontiamo più perdiamo l’occasione, tanto profonda quanto immediata di conoscerci, consolarci e significarci. Ci offrono una riflessione sulla condizione umana e sulle esperienze collettive, saltellando su ambiguità, sorprese, dilemmi morali complessi e che ci riguardano tutti”. E mentre “la fiaba ci fa chiedere chi siamo intanto che cambiamo di continuo e ci riserva domande senza tempo in modo accessibile a tutti”, Dada’ ci traghetta in mondi sospesi tra il grottesco, il popolare, l’avanguardia e la poesia, l’infanzia e l’età adulta. Ad inaugurare l’ultima parte di questo librone musicale è il brano “Igor”, tema centrale: la libertà identitaria. Igor è un uomo che si sente donna, che si immagina delicata, mentre il mondo ne rinforza ed interpreta la durezza, decidendo al suo posto. “Igor non è la mia storia, – spiega Dada’ – ho prestato il mio cuore e la mia fantasia; mi sono totalmente dimenticata di me per la fortissima volontà di entrare tra le sue cose. La sensibilità non è qualcosa che deve essere legittimata. Io non parlo per gli altri, io parlo con gli altri. E lo faccio perché morsa da dentro da un mostriciattolo assai curioso e super equivocato oggi, ovvero l’empatia. Le miserie e le gioie degli altri non sono le mie, ma posso imparare ad interessarmi e a sentirle. Igor vive una disforia di genere, che non riguarda solo l’identità personale, corporea, ma può avere anche forti effetti psicologici ed emotivi, come ansia, depressione, difficoltà relazionali. È sempre importante per tutti dare voce alla propria identità; Igor non ci riesce, la mamma lo sa, ma non dice nemmeno una parola per accompagnare questa fioritura. Forse meglio dirla una parola con coscienza, no? Anche se “non sono fatti miei”. Altro brano cardine del grande progetto, ”Avrò una favola”. Un aspirante racconto a lieto fine, chitarra e voce, in cui una bambina cerca l’amore del padre che l’ha lasciata. “Con questa canzone mi interessava lasciare una lettera che può forse far riposare in uno “scusa” tutti i bambini e le bambine, gli ex bambini e le ex bambine e i genitori. Solo questo”. Il suo sound strizza l’occhio alla world music e si alimenta di tantissime contaminazioni sonore senza lasciare indietro le proprie radici e sfruttando il linguaggio più potente per lei, e immagini. “Sono felicemente napoletana – dice – e curiosa di altri luoghi e culture. Sono contenta di essere riuscita a rievocare ricordi e venti napoletani, così come sono contenta quando rimando per alcuni ad altre realtà magari nord-europee. Per me essere napoletana significa conoscere il gioco e la libertà, cosa che spero traspaia dai miei lavori”. Ed è proprio questa libertà ad accenderle dentro il fuoco per scrivere un nuovo pezzo seppur lei cerchi di arrivare davanti al microfono e allo strumento “sempre ignorante e senza idee”. “Alcuni brani sono nati annotandoli su tovaglioli per strada e canticchiando a mente, altri in studio o in camera abbracciata alla chitarra. Non so mai come nascono, ho un mio metodo tecnico ed un’educazione precisa alla professione, ma ogni volta ci sono sfumature diverse”. Un solo principio: mai autocensurarsi. “Sarei già morta con bolle sul corpo e fegato spappolato per l’autocensura probabilmente! Sono una che ha le branchie piene di libertà”. Inevitabile definirla poliedrica. Dada’ infatti si è autoprodotta l’intero album in maniera indipendente senza lasciare nulla al caso. Lei a dirigere i videoclip, suoi i disegni dei costumi e i testi e altrettanto sua la cura della regia. Viene da chiedersi dove finisca l’artista e inizino gli altri ruoli. “L’importante è non finire mai dove comincia la noia. Fare tutto è stato complesso ma sono molto fiera di me”. 16 brani che le hanno fatto fare un tuffo negli abissi della sua musica e di se stessa. “Non so dove mi porterà il prossimo tuffo, sto ancora nuotando a seguito di questo. Appena i polpastrelli si faranno rugosi in queste acque, salirò di nuovo sulla terraferma delle mie idee per cercare un altro mare”.
CULTURA
24 maggio 2025
Core in fabula, l’ultimo album della magnetica Dada’