Bimbi in piscina, troppe tragedie. I genitori sono troppo distratti
BENESSERE
20 giugno 2025
Bimbi in piscina, troppe tragedie. I genitori sono troppo distratti
metropolisweb

Ogni anno si verificano 330 tragedie in piscina e la metà degli annegamenti riguarda i bambini fino a 12 anni. Il rapporto è stato diffuso dall’Istituto superiore di Sanità che lancia la campagna di sensibilizzazione per «instaurare un corretto rapporto con l’acqua» e ridurre i rischi, come afferma Andrea Piccioli, direttore generale dell’Istituto Superiore di Sanità.

Il rapporto raccoglie dati dell’Istat e dell’Iss. Nei 5 anni dal 2017 al 2021 (dati Istat) sono morte per annegamento 1.642 persone. Di queste, il 12.5% (206) aveva un’età inferiore ai 19 anni. Si tratta di circa 41 decessi ogni anno che riguardano bambini o ragazzi adolescenti, con i maschi che rappresentano un cospicuo 81% di tutte le mortalità per annegamento in età pediatrica.

I casi aumentano con l’aumentare dell’età, anche se non in maniera lineare (la fascia di età 1-4 anni presenta più casi di quella 5-9 anni), fino ad arrivare agli adolescenti, che da soli coprono il 53,4% di tutti gli annegamenti da 0 a 19 anni. Nella quasi totalità dei casi il bambino che non sa nuotare annega perché sfuggito all’attenzione dei genitori, cade in acqua o finisce, giocando in acqua, nell’acqua fonda. Anche le piscine domestiche hanno contribuito a elevare il numero di incidenti e di annegamenti, e il 53% degli annegati nelle piscine sono bambini fino a 9 anni.

Una delle cause più comuni di annegamento infantile è la mancata o inadeguata supervisione da parte degli adulti. In uno studio riportato nel rapporto questi ammettevano, mentre sorvegliavano il loro bambino vicino all’acqua, di aver parlato con altri (38%), di dover sorvegliare un altro bambino, di essere occupati a leggere (18%), di mangiare (17%) o di parlare al telefono (11%).