Per la quindicesima edizione del Social World Film Festival, è Alida Valli l’icona scelta a incarnare lo spirito eterno del cinema. Vico Equense propone una mostra fotografica immersiva che celebra la diva attraverso immagini rare, intense, che ripercorrono una carriera straordinaria, riflesso dell’evoluzione del cinema europeo e internazionale.
Nata a Pola nel 1921, Alida Valli – al secolo Alida Maria Laura Altenburger von Marckenstein und Frauenberg – cresce in Italia e fin da giovanissima manifesta una bellezza enigmatica, quasi ipnotica, che presto si abbina a un talento drammatico fuori dal comune. Ad appena 15 anni è ammessa al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e nel 1936 debutta sul grande schermo.
Lo pseudonimo “Valli” nasce proprio allora: si racconta che fu scelto sfogliando distrattamente un elenco telefonico. Eppure, quel nome scarno, musicale, sarebbe diventato leggenda.Durante gli anni del fascismo, Valli divenne il volto simbolico del cinema italiano. Ma dietro l’immagine dell’attrice prediletta dal regime, c’era un’artista complessa, capace di muoversi tra ruoli introspettivi, inquieti, profondi. Nei film di Mario Soldati e di Alessandro Blasetti, incarna personaggi femminili sfaccettati, spesso tormentati, sempre magnetici. La sua recitazione mai sopra le righe, intensa e calibrata, anticipa la modernità interpretativa che sarà propria del dopoguerra.
Il vero salto internazionale arriva nel 1947, quando Alfred Hitchcock la sceglie per il ruolo di Maddalena Anna Paradine ne Il caso Paradine, accanto a Gregory Peck. Poco dopo è Carol Reed a volerla al centro del suo capolavoro Il terzo uomo, con Orson Welles e Joseph Cotten: un film che la immortala nel pantheon delle dive europee e le apre le porte di Hollywood.Nonostante il successo oltreoceano, Valli rifiuta di lasciarsi assorbire dal sistema. Torna in Europa, dove collabora con registi del calibro di Visconti (Senso, 1954), Antonioni, Pasolini, Bertolucci (Novecento), Dario Argento (Suspiria). La sua carriera attraversa generi e decenni, mantenendo sempre un’aura sofisticata e inafferrabile. Anche nel teatro lascia un segno profondo, lavorando con registi come Giorgio Strehler.
L’omaggio del Social World Film Festival non vuole essere un tributo nostalgico, è il riconoscimento a un’artista che ha saputo sfidare le convenzioni, reinventarsi, e abitare il tempo con una grazia malinconica e moderna. Le immagini della mostra allestiscono un percorso che è anche emozione collettiva: dalla ragazza che incantava gli italiani negli anni ’40 alla star internazionale amata da registi visionari, fino all’interprete matura che negli anni ’90 non ha mai smesso di cercare ruoli complessi.La mostra di Vico Equense parla anche ai giovani, ai quali affida il messaggio dell’opera di Alida Valli: musa inquieta, donna di cinema, volto che ancora oggi ci interroga con lo sguardo di chi non è mai stato solo un’attrice, ma un enigma da decifrare.