Direttore, si è ormai conclusa la quindicesima edizione del Social World Film Festival.
Qual è il bilancio che si sente di tracciare, sia in termini di partecipazione che di impatto culturale e mediatico?
«È stato un impatto importante, considerando che questa è stata l’edizione più internazionale di sempre. C’è stato un grandissimo seguito, con tanti ospiti, molti dei quali internazionali, anche a sorpresa. Il calore con cui sono stati accolti è stato straordinario: penso a Giancarlo Esposito, a Matt Dillon, al regista Abel Ferrara, che ha scelto proprio il Social World Film Festival per l’anteprima italiana del suo documentario sulla guerra in Ucraina. Tutto questo ha dato la possibilità a tantissimi giovani di partecipare attivamente, e al pubblico di vivere ogni serata con entusiasmo, registrando il tutto esaurito ogni sera all’arena. Il bilancio, dunque, è assolutamente positivo. Abbiamo dato spazio a 97 film, proiettati tra le sezioni competitive e non competitive, con una grande partecipazione anche da parte dei registi in concorso, che hanno arricchito il programma con la loro presenza. Siamo molto felici e sentiamo di avere basi solide per costruire un nuovo anno. Noi ripartiamo subito: da dopodomani saremo già al lavoro per la sedicesima edizione.»
In questi giorni Vico Equense è stata ancora una volta capitale del cinema giovane e indipendente. Quali sono stati, secondo lei, i momenti più significativi di questa edizione e cosa l’ha colpita maggiormente nella risposta del pubblico e degli ospiti?
«Sicuramente gli incontri tra i giovani e i grandi del cinema. Penso a Sergio Rubini, che ha donato quasi due ore del suo tempo ai ragazzi, rispondendo alle loro domande con grande generosità. L’incontro con Giancarlo Esposito, quello con Matt Dillon per esempio, queste sono esperienze che restano nel cuore dei ragazzi e anche nel nostro. Momenti che entrano a far parte del nostro immaginario, del nostro vissuto e del nostro cuore.»
Guardando già al futuro, ci può anticipare qualcosa sulla prossima edizione 2026? State già lavorando a nuove collaborazioni o ad un’evoluzione del format del festival?
«Sì, certamente. Intendiamo continuare sul percorso dell’internazionalizzazione, guardando al mondo del cinema di Hollywood ma anche agli altri grandi Paesi del panorama cinematografico. L’obiettivo è che il grande cinema continui ad arrivare a Vico Equense, non solo durante il festival ma anche attraverso le attività annuali. Parallelamente vogliamo portare i giovani italiani nel mondo, grazie al progetto Social in the World, che offre ai giovani autori di cortometraggi e film indipendenti la possibilità di essere proiettati in tutto il mondo».