Incubo pesca intensiva nel Mediterraneo. Sos dalla Stazione Dohrn: «Squali e razze a rischio»
AGREEN
4 luglio 2025
Incubo pesca intensiva nel Mediterraneo. Sos dalla Stazione Dohrn: «Squali e razze a rischio»
metropolisweb

La pesca intensiva rappresenta un rischio elevatissimo per il Mar Mediterraneo, diventato oggi uno degli hotspot mondiali per il rischio di estinzione di squali e razze, specie estremamente vulnerabili alla pesca intensiva. L’allarme arriva da un team di ricercatori italiani coordinati dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn che hanno pubblicato i dati di una ricerca specifica sulla rivista Fish and Fisheries.

La maggior parte delle popolazioni di queste specie hanno una bassa produttività e, in relazione alle caratteristiche dei loro cicli vitali non sono in grado di sostenere la pressione di pesca a cui sono sottoposte lungo le nostre coste. Lo studio ha analizzato 82 popolazioni appartenenti a 51 specie, stimandone il tasso con cui una popolazione può crescere una volta interrotta la pressione della pesca.

I risultati sono preoccupanti: per la maggior parte delle specie servono oltre 40 anni per raddoppiare numericamente la popolazione, ed in casi estremi, come per lo squalo bianco, quasi 100 anni. Questa analisi fornisce per la prima volta una base di riferimento su scala regionale per comprendere la produttività degli elasmobranchi del Mediterraneo e la loro capacità di affrontare l’attuale pressione di pesca.

I risultati ottenuti sono fondamentali per sviluppare strategie di conservazione mirate, orientare le politiche di pesca e rafforzare la conformità ai trattati internazionali. Tuttavia, lo studio evidenzia anche gravi carenze nei dati biologici disponibili, soprattutto per le specie pelagiche e di profondità, e propone un approccio semplificato per stimare la resilienza delle popolazioni di squali e razze alla pesca anche in assenza di informazioni dettagliate.

«Questo lavoro rappresenta un passo avanti per la gestione sostenibile degli elasmobranchi nel Mediterraneo – hanno sottolineato i ricercatori – e mostra l’urgenza di ridurre la pressione della pesca e colmare le lacune nei dati biologici». Il messaggio è chiaro: senza un cambiamento di rotta, molte di queste specie potrebbero sparire dalle nostre coste. Gli autori sottolineano quindi la necessità di tenere conto delle specificità biologiche di queste specie e adottare un approccio precauzionale per la loro gestione, promuovendo l’inclusione di questi risultati nei Piani d’Azione Nazionali e nelle misure regionali di tutela.