A Torre del Greco l’ambiente diventa business: il Comune vuole affidare ai privati le Casette dell’Acqua
Torre del Greco. L’amministrazione comunale guidata dal sindaco Luigi Mennella lancia l’idea di affidare ai privati, tramite una manifestazione di interesse, la gestione delle sei casette dell’acqua presenti sul territorio: un servizio nato con finalità ambientali – ridurre il consumo di plastica incentivando l’uso dell’acqua potabile – e ora destinato a diventare un «business» della durata di 5 anni, salvo proroghe.
Il duplice obiettivo
L’obiettivo del Comune è duplice: garantire una manutenzione più efficiente degli impianti – in diverse occasioni finiti nel mirino dei vandali e mandati ko – e mantenere viva una pratica virtuosa, offrendo ai cittadini acqua microfiltrata, naturale o gassata. Gli eventuali concessionari dovranno garantire prezzi calmierati: massimo 5 centesimi al litro per la naturale e 7 per la gassata. Il bando – firmato dal dirigente del VI Settore Egidio Ciani – prevede che i privati si facciano carico di tutte le spese di gestione (manutenzione, consumi idrici ed elettrici, sostituzione dei filtri, sicurezza igienico-sanitaria) in cambio dei proventi derivanti dall’erogazione dell’acqua. Il canone minimo annuo da versare al Comune è di 3.000 euro per ciascuna casette dell’acqua, con possibilità di rinnovo della concessione fino a nove anni complessivi.
Le luci e le ombre
Da un punto di vista operativo, la decisione appare comprensibile: negli ultimi anni le casette dell’acqua hanno dovuto fare i conti con raid teppistici e malfunzionamenti, con conseguenti disagi e proteste. La gestione privata potrebbe assicurare una maggiore sorveglianza – il bando richiede l’installazione di sistemi di videosorveglianza – e una manutenzione più rapida e costante. Ma non mancano le perplessità. Affidare ai privati un servizio ambientale di tale rilievo significa spostare l’interesse principale: dal bene pubblico al profitto. Se da un lato le tariffe sono fissate da Palazzo Baronale, dall’altro resta il rischio che il concessionario miri a massimizzare i ricavi, magari riducendo la qualità del servizio o trascurando gli aspetti educativi e sociali alla base dell’iniziativa. Le casette dell’acqua, infatti, non sono «solo» distributori automatici: rappresentano – in una città dichiarata plastic free proprio dall’attuale squadra di governo cittadino a trazione Pd-M5S – un simbolo concreto della transizione ecologica, un invito alla cittadinanza a ridurre l’uso di bottiglie in plastica e a fidarsi dell’acqua pubblica. Lasciare la gestione degli impianti interamente a operatori economici significa – in qualche modo – privatizzare un pezzo di cultura ambientale, con il rischio di indebolire la componente educativa che solo la regia pubblica può garantire. Non a caso, all’interno della manifestazione di interesse, si legge chiaramente come si tratti esclusivamente di «una indagine conoscitiva». Perché, evidentemente, l’ipotesi esternalizzazione non convince del tutto manco il Comune.
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