«Giù le mani dalla Juve Stabia. Non siamo dei mafiosi»
La mattinata di ieri il cielo su Castellammare era cupo. Presagio di quello che sarebbe stato un giorno buio e che non avrebbe promesso nulla di buono. Poi la notizia del provvedimento di amministrazione giudiziaria della Juve Stabia. Un provvedimento che arriva poco prima delle undici, quando viene battuta la prima agenzia di stampa. La notizia coglie tutti i tifosi della Juve Stabia di sorpresa con molti dei quali ancora estasiati per la vittoria nel derby con l’Avellino. “Aspettiamo la conferenza stampa della Procura per sapere notizie più dettagliate”. Questi sono i commenti a caldo di tanti tifosi sui social e sulle pagine dedicate alla Juve Stabia. Ciò che poi è emerso dopo la conferenza stampa rivela un quadro più dettagliato secondo cui il clan D’Alessandro “gestiva” i settori della sicurezza, della biglietteria, della bouvetteria, delle pulizie e dei servizi sanitari, e, fino al 2024, del trasporto della prima squadra. C’è preoccupazione nella maggior parte dei tifosi delle vespe ma in molti anche la convinzione che la società poi ne sarebbe uscita pulita. “State cercando di buttare fango su una delle cose più importanti rimaste a Castellamma” commenta qualche tifoso. A riportare una cauta tranquillità è il provvedimento dell’amministrazione giudiziara che è finalizzato al ripristino della legalità e della trasparenza gestionale, interrompendo il circuito di agevolazione mafiosa, di fatto instauratosi e restituendo alla società condizioni di autonomia, correttezza e regolarità operativa. Cosa ben diversa rispetto alla responsabilità oggettiva. “Gli stabiesi non sono mafiosi”. Un altro commento che si ripete sui social nella giornata di ieri come “Giù le mani dalla Juve Stabia”. Il precedente di Crotone e Foggia Prima della Juve Stabia, di recente un’altra vicenda simile si era abbattuta nel calcio italiano coinvolgendo il Crotone Calcio, società di Lega Pro. La decisione del Tribunale si fondava sulla persistenza di quelli che vengono definiti “sufficienti indizi” per ritenere che, “anche all’attualità”, il libero esercizio di alcuni settori nevralgici della società sia “profondamente influenzato dalla presenza invasiva delle cosche di ‘ndrangheta crotonese”. Nello specifico, la situazione di condizionamento permarrebbe soprattutto nei settori cruciali della security e della gestione degli ingressi allo stadio. Un elemento che ha spinto i giudici a sottolineare come questa situazione di “continuità” persista sia durante la precedente gestione di Raffaele Vrenna che in quella attuale di Giovanni Vrenna. Ieri, poi, il tribunale di Catanzaro ha respinto il ricorso del Crotone confermando integralmente la misura dell’amministrazione giudiziaria. Tale provvedimento, disposto per un anno, proseguirà pertanto fino alla sua scadenza naturale, mantenendo la gestione del club sotto la supervisione giudiziaria.

