CRONACA
30 ottobre 2025

«Me so’ scassat ‘o ca…»: lo sfogo trash in aula del capo dell’assise di Torre del Greco che imbarazza Mennella & co. | VIDEO

Alberto Dortucci

Torre del Greco. «So’ cose turche chell ca vec’ caa’ dint, me so’ scassat ‘o ca…»: a parlare non è l’ultimo degli scaricatori di porto del molo Beverello bensì il presidente del consiglio comunale della quarta città della Campania, Gaetano Frulio.

La «pittoresca» riflessione della seconda carica istituzionale di Torre del Greco è arrivata durante la surreale seduta dell’assise di palazzo Baronale andata in scena nella serata di ieri.

Una seduta iniziata con l’ennesima «forzatura» della maggioranza (e del segretario generale Domenico Gelormini), pronta a dare il via alla riunione nonostante fosse stata messa a verbale la mancanza del numero legale. Un vizio – sostanziale e non formale – rilevato dall’opposizione e ignorato allegramente dai rappresentanti della legalità e della trasparenza del Comune.

Ma l’episodio ha inevitabilmente acceso gli animi in municipio, così – a distanza di un’ora – al momento della votazione per la sospensione della seduta, avvenuta peraltro sempre senza numero legale, Gaetano Frulio si è lasciato andare in diretta streaming alle indecorose espressioni capace di mettere in imbarazzo il sindaco Luigi Mennella e la sua maggioranza.

E pensare che poche ore prima, durante la discussione sull’interrogazione presentata dall’opposizione relativamente all’appalto dei rifiuti, lo stesso Gaetano Frulio aveva accusato il capogruppo Luigi Caldarola della Lista civica il cittadino di «mancare di “bon ton” istituzionale».

Da che pulpito viene la predica, avranno avuto modo di pensare i pochi capaci di avere (ancora) la forza di seguire gli indecorosi spettacoli istituzionali del consiglio comunale della quarta città della Campania.

Lo sfogo non ha avuto, al momento, nessuna conseguenza pratica. Perchè una poltrona da 3.700 euro al mese – chiesta e ottenuta dal sindaco come era già successo con il predecessore Giovanni Palomba – val bene (almeno) qualche «rottura ‘e ca..» ogni tanto.

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