Marco Fida: «Difficile stare senza calcio a Torre del Greco»
Torre del Greco continua a fare i conti con il vuoto lasciato dalla scomparsa della Turris. Lo shock per la fine di una storia lunga ottant’anni non si è ancora riassorbito, e mentre la città prova a rialzarsi con iniziative come quella di Turris United, a parlare è chi quella maglia l’ha onorata in campo. Marco Fida, ex attaccante biancorosso e volto caro ai tifosi, ha raccontato il suo punto di vista, tra nostalgia e speranza per un futuro che ancora può esistere Marco, partiamo da un sentimento: cosa rappresenta Torre del Greco per te? «Torre del Greco è una città bellissima. La amo, davvero. Ci sto male senza la Turris. Per chi come me ha vissuto quegli anni e sentito il calore della gente, è difficile accettare una realtà senza calcio. È stato uno shock». Cosa non ha funzionato secondo te? «È successo qualcosa di non bello da parte della società, questo è certo. Ma al di là delle colpe, è stato uno shock sportivo e umano. Una città intera senza calcio, dopo anni di passione. E in questi casi è difficile anche parlarne. Se abitassi lì mi metterei a disposizione gratis, davvero. Ma da lontano è complicato. La verità è che servono persone di calcio, innamorate di Torre del Greco, pronte a ripartire anche dalla Promozione. Con serietà, senza chiacchiere. La soluzione vera sono le persone giuste. È stato e resta un dramma sportivo». Torre del Greco è una piazza calda. I tifosi a volte sono troppo esigenti? «Anche noi tifosi, a volte, andiamo troppo oltre. Dall’altra parte ci sono persone, non bersagli. Bisogna sempre avere rispetto, anche nella critica. Sul piano della gestione, però, abbiamo ricevuto troppe delusioni». Come hai vissuto il fallimento e la fine della Turris? «Non mi capacito ancora: siamo passati dalla Lega Pro al nulla. Non ha senso. Aldilà dei problemi economici, non si fallisce così. Nessuno è voluto subentrare, posso anche capirlo, ma resta un peccato enorme. A settembre cercavo su internet la Turris, per vedere quando iniziasse il campionato d’Eccellenza, e invece niente». Hai seguito l’iniziativa del gruppo Turris United? «Sì, e la apprezzo molto. È importante perché tiene viva la speranza. L’idea di ricostruire un legame con la città è encomiabile. Il problema, però, resta generale. Serve un progetto anche sportivo. Mi rifiuto di credere che la Turris non interessi più a nessuno. Ma bisogna muoversi: tra sette mesi chi la prende? Ho paura per il futuro, ma ringrazio chi sta cercando di fare qualcosa». Secondo te da dove bisogna ripartire? «Da zero. Con gente che abbia voglia. Persone che non mollano alle prime difficoltà. Chi si fa bello davanti alle telecamere e poi scappa al primo problema non serve. Bisogna assumersi le responsabilità. Torre è una piazza calda: ti contesteranno sempre, fa parte del gioco. Guarda Cairo al Torino, è odiato da tanti ma non molla mai. È questo il punto: serve qualcuno che resista, che costruisca. Io ho sessant’anni, ma spero davvero di rivedere presto una Turris viva, vera, costruita sulla passione e sulla competenza». Cosa diresti oggi a chi sogna di riportare in vita la Turris? «Che Torre del Greco è una grande città e merita una squadra di calcio. Lo dico col cuore: interessatevi, anche come imprenditori. Gli incompetenti devono restare fuori. Servono persone serie, con amore e rispetto per la maglia. Perché la Turris non può e non deve morire». Parole semplici, dirette, di chi ha conosciuto la Turris sul campo e la porta ancora dentro. In una città che prova a rimettere insieme i pezzi, la voce di Marco Fida suona come un richiamo alla responsabilità e all’amore, quello vero, per i propri colori. Perché, come dice lui, “Torre del Greco senza Turris non è la stessa cosa”.
Alfredo Izzo

