Torre del Greco, l’assassino di Nello in lacrime davanti al gip: «Sono distrutto dal dolore»
CRONACA
5 novembre 2025

Torre del Greco, l’assassino di Nello in lacrime davanti al gip: «Sono distrutto dal dolore»

Alberto Dortucci

Torre del Greco. Resta richiuso dietro le sbarre del carcere di Poggioreale il commerciante di Ercolano arrestato il giorno di Ognissanti con le accuse di omicidio stradale aggravato e omissioni di soccorso. A quattro giorni dal tragico schianto in viale Europa costato la vita al poliziotto Aniello Scarpati – assistente capo coordinatore, sposato e padre di tre figli – Tommaso Severino è comparso davanti al gip Riccardo Sena del tribunale di Torre Annunziata per l’interrogatorio di garanzia. Il ventottenne è crollato davanti al magistrato, rispondendo tra le lacrime e con la voce spezzata alle domande del giudice per le indagini preliminari. «È distrutto, come tutta la sua famiglia» ha spiegato il suo legale, l’avvocato Domenico Dello Iacono, all’uscita dal carcere di Poggioreale.

L’indagato resta in cella

Al termine di una breve camera di consiglio, l’arresto è stato convalidato: Tommaso Severino resta in cella, in attesa del proseguo delle indagini. La richiesta della procura di Torre Annunziata – il pubblico ministero Antonella Riccio aveva sottolineato il rischio concreto di reiterazione del reato e la propensione al delitto dell’indagato  è stata accolta. Durante l’interrogatorio sono stati disegnati i contorni di una notte ormai nitida nelle ricostruzioni investigative. Una notte di droga, litigi e una corsa folle in auto, preceduta – secondo le testimonianze raccolte – da un primo incidente in autostrada e da un inseguimento a uno scooter. E poi l’impatto, devastante contro la volante su cui viaggiavano Aniello Scarpati e il collega Ciro Cozzolino, rimasto gravemente ferito. Il conducente del Suv ha provato a spiegare. «Ho bevuto due whiskey nell’ultimo bar», ha detto al gip. «La cocaina? Sì, ne ho fatto uso, ma quindici giorni fa». C’è un dettaglio che ha colpito dell’interrogatorio: il ventottenne ha ricordato di essere evangelico, come la vittima. «Nessuno più di me può capire cosa si prova davanti a una perdita così grande». Ma, intanto, fuori dalle mura di Poggioreale  ci sono due comunità in lutto per la tragica fine del poliziotto dal cuore d’oro che – la notte della tragedia – aveva accettato un cambio turno per aiutare un collega. Il pianto dell’indagato resta lì, nei corridoi stretti e nei cancelli di ferro di Poggioreale. Accanto, la decisione del giudice: nessuna attenuazione, nessun passo indietro. La tragedia pesa più delle lacrime. E la giustizia, adesso, deve fare il suo corso.

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