Non sono state le presunte combine di Calciopoli, ne’ le accuse di mafia da cui si sta difendendo il suo ex vicepresidente, tanto meno le dichiarazioni dei pentiti: a inguaiare l’ex presidente della Reggina, Lillo Foti, sono stati presunti conti mendaci o fatti male. Per il pm Stefano Musolino – che ha chiesto il sequestro preventivo e urgente delle quote sociali della Reggina calcio e diverse societa’ ad essa collegate – la societa’ pur di evitare il fallimento avrebbe infarcito i bilanci di crediti assolutamente fasulli. Per questo motivo, sul registro degli indagati e’ finito non solo Foti, cui viene contestata la bancarotta concordataria, ma anche uno degli ultimi amministratori della societa’, Giuseppe Ranieri. Per l’accusa, entrambi avrebbero predisposto gli atti necessari ad attestare un credito di 190 mila euro dalla Juventus spa e dalla Figc, solo per dribblare il fallimento ed accedere alle procedure di concordato preventivo. In piu’, all’attenzione del Tribunale non sarebbero stati portati una serie di debiti che avrebbero impedito alla societa’ di accedere alla transazione. In sintesi, hanno alterato le carte e truccato i bilanci.
SPORT
3 maggio 2016
Sequestrate le quote della Reggina