«Gino Tommasino fu ucciso poche ore prima di un appuntamento che aveva con due imprenditori per l’affare parcheggi. Stava facendo troppi soldi e non voleva dare niente al clan». Parola di Renato Cavaliere, esecutore materiale del delitto eccellente che colpì il consigliere comunale del Pd il 3 febbraio 2009 mentre era in auto con il figlio allora 13enne. Colpo di scena al processo che si è aperto stamattina davanti alla Corte d’Assise d’Appello del Tribunale di Napoli per la rideterminazione delle pene di Renato Cavaliere e Catello Romano. La Corte di Cassazione a giugno scorso aveva annullato, con rinvio, gli ergastoli a loro carico. Il procuratore generale ha depositato agli atti del processo sessanta pagine del nuovo pentito del clan D’Alessandro, dichiarazioni coperte da numerosi omissis, e ha chiesto il confronto tra i collaboratori di giustizia. Si riapre così l’istruttoria dibattimentale che potrà portare alla verità sul movente e i mandanti dell’omicidio del consigliere comunale di Castellammare.
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