Non sempre i numeri dicono tutto. E quelli dei bilanci della sanità in Campania a volte possono nascondere verità e strategie che vanno oltre le logiche complesse di un’azienda sanitaria pubblica.Sarà così inevitabile che alla ricerca di qualche verità oltre i numeri vada anche il nuovo direttore generale dell’azienda sanitaria pubblica più grande d’Europa, Elia Abbondante, già subcommissario amministrativo dell’ospedale Cardarelli, nominato dal governatore Enzo De Luca al vertice dell’Asl Napoli 1. E sarà an-cora più inevitabile che si parta dal chiedersi cosa abbia determinato un’inversione di tendenza (il bilancio 2015 è stato chiuso con un disavanzo di circa 73 milioni di euro) rispetto agli ultimi cinque anni quando il disavanzo si era progressivamente ridotto fino ai 52 milioni di euro nel 2014. Inversione di tendenza che è difficile credere possa aver provo-cato qualche dispiacere ad Angelo Montemarano, indiscusso “ras” della sanità campana fino a quando non è stato silurato dal presidente della Regione, Enzo De Luca. Che la situazione all’Asl Napoli 1 fosse complessa era ben chiaro all’ex com-missario Renato Pizzuti. Tanto che nella relazione inviata in Regione per riorganizzare strutture e lavoro ai sensi della legge 161 del 2014, dipingeva un quadro devastante la-mentando la carenza di anestesisti, radiologi, ortopedici e pediatri con la conseguenza di dover ridurre l’attività chirurgica e in alcuni casi l’impossibilità a garantire la copertu-ra dei turni di servizio delle aree di emergenza. Ed era lo stesso Pizzuti a chiarire i motivi che avevano portato al disastro economico dell’Asl Napoli 1: “l’elevatissimo consumo di lavoro straordinario”, soprattutto tra gli infermieri, per le postazioni di 118 e nel dipartimento di salute mentale. E poi le “unità operative duplicate e triplicate”, finita all’attenzione della Corte dei conti. Una colpevole “duplicazione di reparti” che ha avuto, secondo la Corte dei Conti, un solo obiettivo: moltiplicare i primari. E per correre ai ripari e coprire la falla determinata degli scompensi finanziari determinati dalla gestione Montemarano si era pensato di dare seguito ad un piano di risanamento all’insegna del rigore: risparmio di circa 18 milioni di euro con la messa in quiescenza di circa 350 operatori e nuova linfa dal riparto del Fondo sanitario regionale. Eppure qualcosa non ha funzionato nella cura-Pizzuti. In fondo in quello che era il feudo di Montemarano è difficile cambiare rotta e mutare criteri messi all’indice dalla Corte dei Conti. Ancor di più perché Pizzuti ha dovuto fare i conti con l’inossidabilità del sistema-Montemarano che ai vertici dell’Asl Na-poli può ancora contare su presenze decisive. A cominciare dagli stessi componenti dello staff del commis-sario Pizzuti, come i dirigenti Papa e Lanzetta e la dottoressa Iacona, capo del servizio Bilancio. Un sistema di gestione con il quale, a meno di un’operazione-azzeramento, con il quale dovrà confrontarsi anche il neo direttore generale che con quei 73 milioni disavanzo lasciati in eredità nel bilancio 2015, si ritrova con una ripartenza ad handicap. E magari con Montemarano che osserva nemmeno da tanto lontano. Forse anche per questo il Governatore De Luca dice che per risanare l’Asl Napoli 1 serve una “testa di cuoio”. Cioè Elia Abbondante. Che però non è ancora riusciuto a liberare alcun ostaggio, perché negli uffici della Napoli 1 incombe ancora l’ombra di Angelo da Torella dei Lombardi, il manager buono per tutte le corti: da De Mita a Bassolino, passando per Stefano Caldoro.
CRONACA
10 settembre 2016
Sanità. All’Asl Napoli 1 comandano sempre Montemarano&co.