Inutilizzabilità delle prove, inattendibilità della confessione del dirigente Consip Marco Gasparri, competenza territoriale. Si incentra su questi tre aspetti la richiesta dei legali di Alfredo Romeo di scarcerazione del loro assistito durante l’udienza al Riesame. Le prove inutilizzabili, in particolare, sono quelle delle intercettazioni tra Romeo e Gasparri dove “non si parla mai di soldi” e per le modalità di acquisizione di “pizzini” che “una consulenza grafologica esclude siano stati scritti da Romeo”.
I legali dell’imprenditore napoletano accusato di corruzione, Alfredo Sorge, Francesco Carotenuto e Giovanni Battista Vignola, hanno depositato una memoria di oltre cento pagine in cui sostengono l’inutilizzabilità delle prove. Non solo, con riferimento a Gasparri, gli avvocati dell’ imprenditore hanno ribadito di considerarlo inattendibile in quanto mancano riscontri alla sua ammissione di aver ricevuto compensi mensili per complessivi centomila euro da Romeo per favorire l’imprenditore. Un ampio capitolo dell’intervento degli avvocati è stato dedicato al tema della competenza territoriale: in particolare, hanno invocato il trasferimento, per connessione, dell’inchiesta alla procura di Napoli. Proprio su questo argomento, il pm Mario Palazzi, dopo aver espresso parere negativo alla scarcerazione di Romeo alla luce degli elementi raccolti nei suoi confronti, ha sottolineato quello che a suo parere costituisce un paradosso. In sostanza, secondo quanto si è appreso, il pm ha evidenziato come Romeo ed il suo consulente Italo Bocchino (quest’ultimo indagato per traffico di influenze) abbiano sollecitato in un primo momento il trasferimento degli atti da Napoli a Roma (fascicolo aperto nella capitale il 19 gennaio scorso) salvo poi, dopo l’arresto di Romeo (1 marzo), chiedere che tornino, per connessione, al vaglio della procura del capoluogo partenopeo.