«Un paradosso tutto pompeiano è quello dei calchi custoditi. Non era mai stato effettuato alcun censimento». Il soprintendente degli Scavi, Massimo Osanna, ieri nel corso della lectio durante l’avvio della due giorni di studio internazionale “Restaurando Pompei” ha offerto anche alcune rivelazioni legate alle attività di architetti, archeologi, ingegneri alle prese con gessi, domus, reperti e affreschi. «Sui calchi sono state effettuate nuove indagini. Dalla tac e dal dna è emerso che alcuni calchi che noi credevamo essere di donna in realtà appartenevano a uomini. Come nella casa del Criptoportico. Da sempre eravamo convinti fosse un abbraccio tra due donne e invece è venuto fuori che si tratta di due uomini», ha raccontato Osanna ieri mattina. Sull’ipotesi che potesse trattarsi di due amanti non si è sbilanciato: «Non si può dire». Ancora, è venuta alla luce una tomba con un’iscrizione «lunga quattro metri su sette righe con l’elogio del defunto». È l’iscrizione più lunga mai scoperta fino ad oggi. Il soprintendente ha ripercorso il piano delle opere e il piano della fruizione degli scavi archeologici, soffermandosi sia sui finanziamenti europei del Grande Progetto Pompei sia sugli interventi in ordinario. «I fondi sono stati finalizzati a dare una nuova immagine a Pompei e dotarla di ciò che mancava come l’archivio informatico o la videosorveglianza. Ma anche nuovo personale, arrivato cooptando la società Ales». «Il Grande Progetto è stato il primo intervento capace di dare l’attenzione non a singole porzioni ma alla dimensione di “città” con tutto il suo sistema stradale, le case e i negozi», ha aggiunto Osanna, «nel 2010 il crollo della Schola Armaturarum ha segnato un punto di svolta, paradossalmente, evidenziando che le politiche di gestione messe in atto fino a quel momento erano sbagliate. Eppure c’erano stati dei piani, l’intervento della Protezione Civile e spese per 80 milioni di euro». Fino al 2010 oltre la metà delle aree era ancora chiusa al pubblico, a seguito del terremoto dell’80. Da quel momento in poi, c’è stato l’innesto di 20 unità di personale: «8 architetti e 12 archeologi, forze necessarie per intervenire in maniera pervasiva e rapida. Dal marzo 2014, poi, la nuova governance e la richiesta di una segreteria tecnica con l’arrivo di 6 ingegneri. Ancora, l’innesto di 128 unità di personale con Ales». Ad oggi, molte aree sono state restituite alla fruizione. Qualche ritardo c’è per Regiones I e II «con i lavori bloccati da un contenzioso per oltre un anno e mezzo. Ma la promessa è di consegnarle tra un anno». In campo sono stati messi anche importanti interventi per la mitigazione del dissesto idrogeologico, per la messa in sicurezza dei fronti precedentemente solo puntellati, per la sistemazione degli uffici “provvisori” risalenti all’80.
CRONACA
7 aprile 2017
Scavi di Pompei, la tac svela l’abbraccio tra due uomini. E spunta un epitaffio lungo 4 metri