All’ufficio anagrafe del Comune di Ercolano lo conoscevano come Giuseppe Salterio, un “omone” con la barba e gli occhi grandi. Negli uffici della Questura di Napoli – dove era una leggenda – era noto come “Peppe 113”, uno dei primi “falchi” della storia, uno dei primi simboli della lotta alla camorra all’ombra del Vesuvio: quando sfidare i boss voleva dire rischiare di morire ammazzati. Lo sapeva “Peppe 113” che qualche giorno fa ha salutato il mondo dopo aver combattuto una vita intera. E’ morto a Siena, era in pensione da qualche anno. Per un criminale ritrovarselo davanti era un vero e proprio incubo, racconta chi lo ha conosciuto. Un «maestro di vita e di lavoro» scrivono sul web le pagine dei poliziotti che ne ricordano le gesta. Un impegno che “Peppe 113” pagò anche sulla sua pelle. Negli anni ‘80 fu vittima di un agguato. Quattro sicari gli scaricarono addosso decine di colpi di fucile in via Tironi di Moccia, a Ercolano. Riuscì a salvarsi per miracolo e tornò in servizio come se nulla fosse successo. Nel 2010 fu insignito del titolo di cavaliere della repubblica. Un riconoscimento arrivato al termine di una vita spesa in strada per difendere l’orgoglio di una terra ferita dal cancro dei clan. Salterio è stato ricordato ieri sera con un minuto di raccoglimento durante il consiglio comunale.