L’armistizio di Compiègne di fatto chiuse la Grande Guierra. Erano le 11 del mattino dell’undici novembre del 1918. L’accordo tra l’Impero tedesco e le potenze Alleate fu firmato in un vagone ferroviario nei boschi vicino a Compiègne in Piccardia. Il patto prevedeva la cessazione delle ostilità entro sei ore, il ritiro entro 15 giorni delle truppe tedesche da tutti i territori occupati, la consegna agli alleati di 5mila cannoni, 25mila mitragliatrici, 3mila mortai e quasi millecinquecento aeroplani. Oltre a tutte le navi da guerra moderne, 5mila locomotive e 150mila vagoni ferroviari. Inoltre si annullò il trattato di Brest-Litovsk, in sostanza si fece in modo da impedire che il Reich potesse riprendere le ostilità. La convinzione ad accettare la resa iniziò a maturare quando l’Alto Comando tedesco si rese conto della sconfitta inevitabile. L’8 novembre una delegazione di funzionari civili tedeschi ottenne il permesso di recarsi in Francia proprio mentre la situazione era precipitata e la stessa Germania era in preda alla rivoluzione. I francesi decisero che le trattative dovessero svolgersi nel vagone ferroviario nei pressi di Compiègne. I margini di trattativa erano comunque molto ristretti: ai tedeschi furono concesse 72 ore per decidere, e i colloqui avvennero solo con ufficiali di rango inferiore. Le condizioni poste dagli Alleati erano estremamente dure. Alla fine Berliuno diede mandato di di sottoscrivere l’armistizio a qualsiasi condizione, vista la situazione in Germania. Triplice intesa e impero tedesco si sedettero una di fronte all’altra in quel vagone. E sei ore dopo la guerra finì.
M|CULT
11 novembre 2017
L’armistizio che chiuse la grande guerra