L’arsenale dei narcos era custodito a casa di Natale Scarpa. Scatole sigillate, numerate con buste zeppe di munizioni. Un “tesoro” al quale il narcos torrese teneva particolarmente. Lo racconta il nuovo pentito del Piano Napoli, Luigi Parascandolo, che con i narcos di Torre Annunziata aveva rapporti stretti. Il verbale spunta nell’ambito dell’inchiesta Crypto. La maxi operazione degli uomini della Guardia di Finanza di Napoli – il reparto anti droga agli ordini del capitano Domenico Mollo – che hanno arrestato nove persone e cancellato l’holding dello spaccio. Il verbale è del 6 settembre del 2017. Parascandolo chiede di parlare con gli inquirenti. Vuole raccontare quel che sa. Da marzo ha deciso di vuotare il sacco. «Posso riferire per conoscenza diretta che traffica armi anche Natale Scarpa, alias Natalino o’chiattone» inizia così il racconto del pentito boschese. Parascandolo traccia una mappa del traffico di armi, l’arsenale che Natalino aveva comprato e che custodiva all’interno della sua abitazione di Terzigno. Un appartamento all’interno di una villetta su diversi piani dove il narcos viveva con la sua famiglia. Un quartier generale super blindato con 18 telecamere. «Ho visto in prima persona – dice – in casa di Scarpa nel 2007 un numero notevolissimo di armi da fuoco di vario calibro». Le armi non erano mai state usate e tutte ancora confezionate come spiega il pentito «erano nuovissime – insiste – erano tutte custodite nelle relative scatole». Parascandolo è un fiume in piena «Tutte queste armi di cui Scarpa aveva la disponibilità erano protette in apposite buste ed erano corredate dal relativo munizionamento, contenuto sia nei caricatori che in altre scatole». L’arsenale di Scarpa era uno di quelli che lo stesso pentito non aveva mai visto prima d’ora. Un patrimonio criminale da migliaia e migliaia di euro. «Fu lo stesso Scarpa a rivelarmi che stava dedicandosi anche a quest’altro genere di traffico illecito e mi disse che disponeva anche di altri caricatori, di misure varie, per quelle stesse pistole». In uno degli incontri con il narcos torrese, il pentito ha anche modo di ammirare le armi: «queste pistole erano delle Glock dotate di ben tre caricatori. Scarpa mi fece queste confidenze e mi mostrò queste armi anche in presenza di suo cognato – dice ancora Parascandolo agli inquirenti – un uomo di cui non conosco il nome». Tutte armi che arrivavano dal Sud America come i telefonini anti-spia, in parte utilizzati dai componenti della holding in parte rimessi sul mercato.
CRONACA
29 gennaio 2018
Torre Annunziata. I nuovi affari del narcos Scarpa, armi per i clan dal Sud America